Signor Presidente, colleghi senatori, signor Presidente del Consiglio, Forza Italia da un mese chiede che lei, presidente Conte, venga in Senato a svolgere comunicazioni sulla questione del Meccanismo europeo di stabilità. Noi oggi, invece, siamo qui solo per un’informativa, dunque non ci sarà alcun voto.
Noi pensiamo che il Parlamento di un Paese democratico abbia non solo il diritto, ma anche il dovere di esprimersi su una questione che non è certamente ordinaria amministrazione, ma coinvolge il futuro dell’Italia e di ogni italiano. I nostri interlocutori europei, i mercati finanziari hanno bisogno di conoscere le posizioni del Governo italiano. L’incertezza ci indebolisce, sia rispetto agli interlocutori internazionali, sia rispetto ai mercati. Scende il nostro peso politico, salgono i tassi di interesse che dobbiamo pagare.
A proposito di incertezze, il fatto che oggi, 2 dicembre, ormai a sera, ancora non si sappia quando si inizierà a votare in Commissione il primo dei – certamente – tre passaggi del disegno di legge di bilancio non è una cosa che va a favore del Governo. E oggi la Borsa ha perso il 2 per cento e crediamo che qualche collegamento ci sia. Magari domani la Borsa riguadagna – noi facciamo sempre il tifo per l’Italia per cui speriamo che le cose vadano nel modo migliore – ma di certo il quadro d’insieme non è positivo.
Con tutto il rispetto, i suoi due discorsi di oggi non danno alcuna certezza, perché non sappiamo, per esempio, a nome di chi lei stia parlando. Sta parlando del Governo di cui fa parte il ministro Roberto Gualtieri, per il quale le nuove norme del MES sono immodificabili e vanno votate così come sono? O per quello dell’altro ministro, Luigi Di Maio, che ha detto di non volersi piegare a qualche euroburocrate piuttosto che tutelare gli interessi degli italiani? Quale credibilità possiamo avere sui tavoli delle trattative e sui mercati finanziari con una compagine governativa in questa situazione?
Noi sappiamo che il MES è nato anche per iniziativa del governo Berlusconi, ma una cosa è come è nato, ed un’altra cosa è come si sta evolvendo. In questi anni ha funzionato. Il backstop per esempio l’avevamo chiesto noi, e infatti è una delle cose positive; ci sono altre cose che invece ci preoccupano.
La modifica del MES deriva dal timore di molti Paesi europei che la crisi di un Paese possa ripercuotersi su tutti gli altri. Era successo con la Grecia, la cui economia è poco più di un decimo di quella italiana, e i timori di oggi sono puntati soprattutto sull’Italia perché, a parte la Grecia, è il Paese con il più alto debito pubblico e – cosa a cui si potrebbe davvero rimediare facilmente – è quello che, quando cresce, lo fa meno degli altri e, quando decresce, decresce più degli altri. Questo ci rende deboli a livello europeo ed internazionale. Se non avessimo questo problema, potremmo anche guardare con un certo distacco a qualunque modifica si introducesse in questo meccanismo.
Il nostro principale interlocutore, più che i partner europei e le regole del MES, sono i mercati finanziari. Non è una scelta, questa, o una preferenza, perché quando ogni settimana l’Italia deve collocare 6 miliardi di titoli di Stato di debito pubblico per poter pagare gli stipendi, i fornitori e le pensioni, si deve per forza essere attenti a chi – speriamo – anche la settimana prossima comprerà i nostri titoli. Non possiamo fare diversamente.
Abbiamo invece delle scelte sul fatto di poter avere un Governo che abbia le idee chiare su una questione importante, su questa e su tutte le altre scelte economiche, ad esempio la legge di bilancio che dovremmo discutere. In ogni caso il Governo può scegliere quale tipo di politica economica portare avanti: potrebbe introdurre politiche che fanno crescere l’economia, che attirano gli investimenti e che creano opportunità di lavoro. Se l’economia cresce, migliora il rapporto debito-PIL, si può abbassare la pressione fiscale e i nostri creditori sono rassicurati. Il risultato opposto invece lo ottengono le politiche assistenziali.
Noi invece vediamo scelte che vanno nella direzione sbagliata: politiche assistenziali e miliardi sprecati per il reddito di cittadinanza che incentiva la non attività e il lavoro nero; la plastic tax che colpisce soprattutto le imprese italiane, penalizzate rispetto a quelle degli altri Paesi europei, per non parlare di quelle della Cina o altri Paesi extraeuropei; la politica delle tasse e manette; i processi infiniti con l’abolizione della prescrizione, come se non bastassero le attuali inefficienze della giustizia, fanno scappare gli investitori (Applausi dal Gruppo FI-BP)e fanno andare all’estero soldi. E le conseguenze di questo le pagano tutti i cittadini in termini di occupazione e benessere.
Noi le chiediamo, presidente Conte, di prendere una posizione chiara, a nome del Governo pienamente sostenuto; altrimenti, se non è in grado, deve fare scelte diverse. Può darsi che, per ottenere questo, metta a rischio la sopravvivenza del Governo. Ma l’alternativa è mettere a rischio i risparmi e il benessere degli italiani, e Forza Italia, come sempre, farà qualunque sforzo per evitare che questo avvenga. (Applausi dal Gruppo FI-BP).