Manifesto di Ventotene. Preconizzò l’Europa unita ma sotto la “dittatura del Partito rivoluzionario”. Ricordiamola, ma leggiamola anche

Il Manifesto di Ventotene preconizzava sì l’Europa unita politicamente, ma per essa prevedeva – cito testualmente – la “dittatura del Partito rivoluzionario” (europeo, mia nota) attorno il quale ‘si forma il nuovo Stato e attorno ad esso la nuova democrazia’ (Capitolo IV, paragrafo 18)che, però, era prevista solo in un secondo tempo, una volta trascorso il periodo – non si sa di quanti decenni – in cui il ‘Partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera’(Cap IV, par. 19). È questa l’Europa che vogliamo oggi?

I brillanti intellettuali di sinistra che scrissero il Manifesto vedevano la democrazia come debole e incapace di risolvere i problemi nei momenti difficili: ‘Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni (come quelle europee) non debbono già essere amministrate ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria’ (Capi. IV, par. 3).

Credo che oggi più che mai sia doveroso ribadire che la democrazia non è un peso morto. Il Manifesto di Ventotene va non solo celebrato, ma anche letto”.

Qui si può consultare il testo del Manifesto (è il sito dell’ANPI di Novara). E’ interessante fare una ricerca sul testo scrivendo “democra”. Il sostantivo “democrazia” e l’aggettivo “democratici” indicano realtà deboli e inefficienti. La democrazia deve arrivare ma “dopo”, sul modello della dittatura del proletariato marxista (vedi sopra) e: “Non è da temere che un tale regime rivoluzionario debba necessariamente sbocciare in un nuovo dispotismo. Vi sbocca se è venuto modellando un tipo di società servile. Ma se il partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera, in cui tutti i cittadini possano veramente partecipare alla vita dello stato, la sua evoluzione sarà, anche se attraverso eventuali secondarie crisi politiche, nel senso di una progressiva comprensione ed accettazione da parte di tutti del nuovo ordine, e perciò nel senso di una crescente possibilità di funzionamento di istituzioni politiche libere.”. Questo sarà “la nuova vera democrazia”. Insomma, questa dittatura potrebbe anche essere permanente, ma se si lavora bene, avrà il consenso di tutti e dunque se tutti la pensano come “il partito rivoluzionario”, potranno anche parlare. Spero non sia un esempio per oggi.

L’opposizione al marxismo (precedentemente abbracciato dallo stesso Altiero Spinelli) nel Manifesto, è motivata da questioni pratiche, cioè che la lotta di classe toglie forza all’azione rivoluzionaria: “Questo atteggiamento rende i comunisti, nelle crisi rivoluzionarie, più efficienti dei democratici; ma, tenendo essi distinte quanto più possono le classi operaie dalle altre forze rivoluzionarie — col predicare che la loro «vera» rivoluzione è ancora da venire — costituiscono, nei momenti decisivi, un elemento settario che indebolisce il tutto” (Cap. IV, par. 8)

 

Insomma, è vero che il Manifesto di Ventotene preconizzò una unione dei paesi europei nell’ambito di una totale opposizione ai regimi nazisti e fascisti, ma contiene esplicita contrarietà alla democrazia e andrebbe perciò maneggiato con cautela. E magari letto.

Il legame con Torre Pellice è costituito da Mario Alberto Rollier, partigiano valdese appartenente al Partito d’Azione, nella cui casa di Milano fu fondato il 27 e 28 agosto 1943 il Movimento Federalista Europeo, sulla base dei principi del Manifesto di Ventotene. Il 19 dicembre dello stesso anno, a Chivasso, Rollier, insieme a Francesco Chabod, Emile Chanoux, Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, e Giorgio Peyronel, scrissero la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, meglio conosciuta come Carta di Chivasso, ma questa è un’altra storia, anche perché in essa non si critica la democrazia.

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