Mentre aumenta le pene per tutto e tutti, il Governo rende impunibili, penalmente e amministrativamente, i suoi commissari straordinari e le persone da loro delegate

Nel frattempo, aumenta a 3-400 milioni i crediti delle piccole e medie imprese con la P.A., ma trova i soldi per estendere il bonus bebè anche agli extracomunitari e per gli 80 euro di campagna elettorale continua

Intervento in Aula nella discussione sulle imprese di interesse strategico nazionale in crisi – dichiarazione di voto sulla questione pregiudiziale

Signora Presidente,

il Gruppo Forza Italia voterà a favore della questione pregiudiziale che è stata testé illustrata per una serie di ragioni. Innanzitutto, per un aspetto preventivo: è palese che arriveremo al voto di fiducia, dopo un affrettato e stiracchiato finale dei lavori in Commissione che, nel complesso, sono stati tutt’altro che affrettati perché il decreto-legge è del 5 gennaio, siamo ormai al 18 febbraio e, quindi, mentre rimangono appena quindici giorni per la conversione, il provvedimento deve ancora fare l’intero passaggio qui in Aula e poi alla Camera – che, in teoria, avrebbe diritto di modificarlo. È chiaro che la Camera si vendicherà inviandoci degli altri provvedimenti quando non saranno più modificabili, ma è superfluo perché già lo sta facendo con il decreto cosiddetto milleproroghe che ancora deve esaminare perché, nel frattempo, bisognava a tutti i costi far passare non delle misure urgenti ma la riforma costituzionale che, tutt’al più, entrerebbe in vigore nel 2018. Mi dicono che in Commissione ci sono stati quindici giorni di stop perché il Governo non sapeva bene come affrontare l’argomento, sappiamo che ci sono dei problemi di copertura sui – purtroppo – pochi soldi che sono stati stanziati.

Un aspetto estremamente increscioso è, ad esempio, quello del pagamento delle piccole e medie imprese che siano fornitrici di beni e servizi connessi al risanamento ambientale. C’è un lodevole emendamento dei relatori che stanzia, a questo fine, 35 milioni; il che è molto meglio di niente ma, poiché questi crediti o debiti ammontano ad almeno 150 milioni se ci riferiamo solo alle piccole e medie imprese fornitrici – ma, se includiamo anche gli autotrasportatori, arrivano a 300 o 400 milioni – vediamo che, con questo provvedimento, aggiungiamo altre centinaia di milioni a quella montagna di crediti vantati dalle aziende che la Pubblica Amministrazione non paga.

Il Premier Matteo Renzi aveva promesso di pagare quei debiti entro San Matteo, cioè entro il 21 settembre 2014. Ancor prima, aveva già posto una data di molto precedente – addirittura al giugno dell’anno scorso- ma né a giugno né a settembre lo ha fatto e, nel frattempo, se ne sono accumulati degli altri. Nel frattempo, le aziende chiudono, e la cosa paradossale è che ci siano delle aziende che falliscono non perché non ce la fanno a causa del periodo di crisi, della carenza di domanda o dell’aumento dei costi (anche se purtroppo ce ne sono molte di questo tipo) ma perché, pur essendo aziende sane (tant’è vero che forniscono lo Stato e vantano nei suoi confronti dei crediti), lo Stato non le paga. Falliscono. I dipendenti finiscono in cassa integrazione o vengono licenziati, e dunque sono ulteriori oneri che il contribuente deve pagare; purtroppo, non sono degli oneri produttivi ma che consistono nel pagare persone per non lavorare – persone, notate bene, che lavoravano in aziende sane e che sarebbero tutt’ora sane se lo Stato pagasse i suoi debiti. Ebbene, in questo provvedimento aggiungiamo altri 300-350 milioni di ulteriori crediti, vantati da aziende, che non vengono pagati.

I soldi certo non si trovano facilmente ma, quando si vuole, li si trovano. Si è trovato, ad esempio, circa un miliardo per estendere il bonus bebè anche alle famiglie di extracomunitari, il cui reddito, al di là di altre considerazioni, è spesso impossibile accertare. Di conseguenza, anche se in gran parte gli extracomunitari sono indubbiamente di modeste condizioni economiche, ove non lo fossero non abbiamo alcun modo di avere la certificazione da parte dei loro Paesi di provenienza di quali redditi possano avere in Patria. Pertanto, finanzieremo un aumento della natalità tra queste persone che già hanno una natalità molto superiore alla nostra. Per questi soggetti si trova 1 miliardo, così come si trovano i soldi dei famosi 80 euro per la campagna elettorale continua (e non si tratta di una riduzione delle tasse, altrimenti bisognerebbe ridurle anche alle partite IVA e ai pensionati), ma per chi ha lavorato – ed è un dovere sacro pagare chi ha lavorato – i soldi non si trovano, e questo è uno dei casi.

Poi, tra le norme incredibili di questo provvedimento c’è quella principe, che è già stata molto sottolineata da chi mi ha preceduto ma che vale la pena leggere. Il secondo periodo del comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge al nostro esame recita: «Le condotte poste in essere in attuazione del Piano di cui al periodo precedente non possono dare luogo a responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario e dei soggetti da questo funzionalmente delegati». Mi fermo qui perché, poi, c’è una seconda parte che induce a una riflessione ancora maggiore.

Abbiamo quindi una sorta di reintroduzione, in forma molto accentuata, di quella immunità che avevano i parlamentari fino alla riforma dell’articolo 68 della Costituzione del 1993. Ma quella non era un’impunità, bensì un’immunità che doveva essere confermata dal voto della Camera di appartenenza; non era assoluta. Qui invece non c’è neanche bisogno di questo. In passato, in casi particolari c’era tutta la libertà da parte della Camera o del Senato di stabilire che quel tal parlamentare dovesse andare a processo e si potesse procedere nei suoi confronti; c’era l’autorizzazione a procedere, abolita nel 1993 e che oggi non c’è più. In questo caso invece no: hanno l’impunibilità e addirittura la possono delegare a chi pare loro (è una cosa veramente incredibile): «da questo funzionalmente delegati». Già l’espressione è vaga, ma credo che sarà molto semplice per il commissario scrivere nella delega che si applica il secondo periodo del comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge di cui stiamo parlando. È veramente una cosa incredibile e ingiustificabile. È ingiustificabile se non con il ragionamento che viene fatto nella seconda parte di questo periodo, perché si dice che non possono essere puniti gli atti da loro compiuti «in quanto costituiscono adempimento delle migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro». Ci deve essere una ratio, una qualche giustificazione alla base di questa impunità incredibile che si garantisce ai signori nominati dal Governo e ai signori a loro volta nominati da costoro. La ratio è questa ed è scritta: per fare la migliore politica di tutela dell’ambiente, di tutela della salute e quant’altro può essere necessario violare la legge. Ma questa è una cosa incredibile, se è così; ma lo state dicendo voi della maggioranza, votando questa cosa fra poco con tanto di voto di fiducia. Il Governo, come dice il Premier, ci mette la faccia su questo e, in pratica, dice: «Io, Governo, del Partito della legalità, del Partito “chi sbaglia paga” e quant’altro, scrivo che delle persone non saranno punite qualunque cosa facciano, neanche se in caso di condotta dolosa, e lo giustifico dicendo che, per fare le cose perbene, bisogna violare la legge». Contemporaneamente – ieri, e poi domani o quando sarà – si moltiplicano le pene proprio su queste cose e si raddoppiano, quadruplicano o si moltiplicano per i numeri più fantasiosi i termini di prescrizione, perché si dice che in Italia per fare bene il proprio lavoro bisogna violare la legge. Cambiamo allora queste leggi, applichiamole tutte, inclusi i commissari nominati dal Governo.

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