Non possiamo avere fiducia a un Governo che regala soldi ai Benetton e boccia le nostre proposte di buon senso

La ringrazio, signor Presidente, di aver acconsentito allo spostamento del mio intervento e passo al contenuto. Siamo di fronte a cose mai viste. Ne abbiamo viste parecchie, specialmente negli ultimi anni, ma qui siamo veramente oltre ogni limite. Lunedì 20 dicembre non erano ancora iniziate le votazioni nella Commissione bilancio del Senato, che è la prima delle due Camere a esaminare questo provvedimento. Non si era mai visto nulla di simile, nemmeno con i Governi Conte, che pure avevano compresso i tempi e avevano cambiato le carte all’ultimo momento, con una finta lettura, che era stata però decente e presentabile; poi presentò all’ultimo momento un emendamento che cambiava tutto (il 2,4 diventava il 2,04), tutti coloro che erano all’opposizione si lamentarono di quel Governo e anche nell’ambito delle stesse maggioranze ci fu chi ammise che non era questo il sistema.

Bene, qui abbiamo superato di gran lunga tutti i peggiori record, anche degli ultimi anni, ricordando che, fino a non molti anni fa, il fatto solo di porre la fiducia sulla legge finanziaria era visto come una cosa estremamente discutibile, come un atto criticabile, perché comprime la possibilità del Parlamento di esprimersi. Ma qui altro che compressa! Già siamo partiti malissimo, in ritardo di ventuno giorni rispetto a quanto previsto da una legge dello Stato. Lo Stato chiede ai cittadini di rispettare le proprie leggi, con multe e sopra multe; se prendi una multa a torto, di fatto molto spesso non hai modo di difenderti. Bene, lo Stato, nel momento più importante dell’anno dal punto di vista proprio dei soldi, ma anche dell’intera linea politica del Governo, non rispetta la legge. La legge dice che il disegno di legge di bilancio deve essere presentato alle Camere entro il 20 ottobre, ma lo Stato lo presenta allegramente l’11 novembre, peraltro giorni e giorni dopo aver detto che era stata decisa. Persino il Consiglio dei ministri, che è un organismo giustamente non pubblico (non sono pubbliche le riunioni del Consiglio dei ministri, non le si possono vedere o ascoltare e non ci sono verbali, come è giusto e opportuno), persino il Consiglio dei ministri in realtà ha approvato qualcosa che poi è stato modificato in qualche ufficio, in qualche androne, in qualche sottoscala, magari fuori dal Parlamento, dando prima ascolto alle esigenze di qualche potente ben fuori dalle istituzioni. Se questo è accaduto in Consiglio dei ministri, figuriamoci in Parlamento.

Il Parlamento è stato proprio ignorato e ha avuto il privilegio di cominciare le votazioni – anche se in realtà tutto era già stato stabilito prima – lunedì sera, cioè due giorni fa, passando le nottate. Mi chiedo come si possa fare un lavoro serio in questo modo.

Nella sostanza, il disegno di legge di bilancio denuncia tutti i problemi di una maggioranza estremamente variegata e diversa come linee, come esigenze, dunque si fanno compromessi che, nella migliore delle ipotesi, sono mezze misure, ma a volte sono mancate misure.

I miei colleghi del Gruppo Fratelli d’Italia hanno illustrato una serie di proposte che sono state presentate e che non hanno trovato risposta: in qualche caso non hanno ricevuto un no per una motivazione precisa; anzi, nella maggior parte dei casi, come quello testé illustrato dal collega Ruspandini sulla questione del costo delle patenti, semplicemente le proposte sono state ignorate. Quelle proposte, però, non sono fatti personali di questo o di quel senatore, di questo o di quel Gruppo; sono i problemi dell’Italia. Ecco perché esiste un Parlamento, e non c’è solo nel nostro Paese, ma anche negli altri Paesi. Serve un Parlamento perché, davanti a tutti, ci siano dei voti, dei sì e dei no, e possibilmente, quando il Governo dice no, dovrebbe anche spiegarlo.

Fino a pochi anni fa i relatori non facevano solo i lettori dei pareri del Governo, favorevole o contrario – per quello non ci sarebbe bisogno di un relatore – ma spesso davano anche spiegazioni, pensate un po’, specialmente dei pareri contrari perché se un emendamento viene accolto chi lo presenta lo sa da sé il perché. Ebbene, in questo caso non abbiamo nulla di tutto questo.

Dove va il potere se non è nel Parlamento? Va a certi potentati che stanno fuori dal Parlamento: nella migliore delle ipotesi, di gran lunga la migliore, va a trattative tra i partiti; in altri casi a potentati che non hanno nulla a che fare con il consenso popolare, ma a volte hanno un forte potere che esercitano in vari modi. Per esempio, il Ministero dell’economia e delle finanze, con i suoi autorevoli rappresentanti nella Commissione, ha dovuto dire una serie di no – questo è ovvio – a tante proposte che, come è normale per un disegno di legge di bilancio, chiedevano l’impiego di denaro. Quindi, no perché è oneroso; no perché costa 100.000 euro; no perché costa 5 milioni di euro; no perché costa 100 milioni di euro. Tuttavia, ieri pomeriggio, in Commissione finanze, dopo anni di interrogazione in merito, abbiamo finalmente potuto sentire una rappresentante del Ministero dell’economia e delle finanze parlare dell’affare Autostrade Aspi, dove il Governo, senza darlo a vedere, ma soprattutto senza informare rigorosamente il Parlamento, nonostante le numerose interrogazioni di esponenti sia della maggioranza sia dell’opposizione, sta regalando – lo scandisco bene – 7,5 miliardi ai poveri Benetton con Atlantia (Applausi). Sì, quei poveri Benetton che hanno così bene gestito le autostrade patrimonio degli italiani che se le sono pagate per decenni, pagando le tariffe autostradali.

Hanno fatto crollare il Ponte Morandi o diciamo che sotto la loro gestione è crollato il ponte Morandi; la magistratura ha preso provvedimenti molto chiari, l’avvocatura dello Stato ha detto che c’erano gli estremi per la risoluzione per inadempimento da parte del concessionario. Ebbene, il Governo ha deciso di rinunciare alla risoluzione per inadempimento e ha deciso anche di rinunciare all’applicazione della norma che non ha alcun problema perché ha affermato che potrebbero esserci problemi legali. In altre parole, non si fida della giustizia.

Il Governo sa che potrebbe dire: «Cari signori, la vostra concessione è chiusa perché avete inadempiuto ai vostri doveri»; l’avvocatura dello Stato gli ha detto che può farlo, ma il Governo non lo fa perché dice che, magari, in tribunale gli danno torto. Ciò significa forse che il Governo non ha fiducia nella magistratura?

Da questo deriva la seconda mossa del Governo, che sta rinunciando al recesso previsto dalla convenzione approvata in Parlamento nel 2007, che concede a ciascuna delle parti, in particolare al concessionario Stato, proprietario delle infrastrutture, ivi comprese le autostrade gestite dai concessionari privati, la possibilità di recedere in qualunque momento dal contratto, pagando determinate somme su determinati parametri che sarebbero in questo caso 13,8 miliardi.

Ebbene, il Governo sta facendo un affare, guidato da Cassa depositi e prestiti, per dare ad Atlantia, ossia i signori Benetton con gli altri rispettabilissimi azionisti di Atlantia, la bellezza di 7,5 miliardi in più, come minimo. Questo supponendo che i tribunali diano torto dalla A alla Z al Governo dicendo quanto hanno fatto bene i Benetton, come hanno fatto bene la manutenzione e il ponte Morandi è crollato chissà perché.

Allora, con che faccia il Governo può dire di no a questa proposta per rialzare le pensioni di invalidità, che magari costa qualche centinaio di milioni? Può dire di no a tagliare le tasse alle aziende che assumono e alla nostra proposta “più assumi meno paghi”, che costerebbe forse qualche centinaio di milioni, quando poi si trovano, senza dire nulla al Parlamento, 7,5 miliardi da regalare a chi ha fatto crollare il ponte Morandi (Applausi), che ha causato quarantatré morti, danneggiato il prestigio dell’Italia e sventrato una città?

Siccome poi arriverà la fiducia, è chiaro che non possiamo avere fiducia in un Governo che si comporta in questo modo.

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