Orientamento sessuale e identità di genere: assieme a un’associazione privata, il MIUR invade le prerogative della famiglia

Con un protocollo d’intesa, si chiede persino la modifica dei testi scolastici, in palese violazione dei diritti dei genitori, sanciti dalla Costituzione

Interrogazione al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Premesso che, a quanto risulta all’interrogante:

il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’associazione “Soroptimist International d’Italia” hanno siglato il 4 aprile 2014 un protocollo d’intesa dalla durata di 3 anni volto a “Promuovere l’avanzamento della condizione femminile e prevenire e contrastare la violenza e la discriminazione di genere mediante un corretto percorso formativo in ambito scolastico”;

in tale documento, le parti “si impegnano a promuovere la cultura del rispetto, nonché a prevenire e contrastare ogni tipo di violenza e discriminazione sulla base del genere, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere” e la Soroptimis, in particolare, si impegna a “incentivare la sua azione di diffusione della cultura di genere e delle pari opportunità nelle scuole con l’ausilio di esperti presenti all’interno dell’associazione e, laddove necessario, anche esterni”;

nell’ambito delle iniziative promosse dall’associazione, è stato diffuso con la circolare ufficiale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 0006901 del 27 novembre 2014, ai direttori generali di tutti gli istituti scolastici, il progetto “Scuola e genere. Percorsi di formazione-educazione al rispetto delle differenze”, da svolgersi nel periodo dal dicembre 2014 al maggio 2015, e che ha come destinatari docenti delle scuole di ogni ordine e grado;

finalità di tale progetto è “promuovere una cultura di rispetto della diversità capace di valorizzare le differenze tra il maschile e il femminile, offrendo strumenti per acquisire consapevolezza dei propri posizionamenti di genere e sviluppare la capacità di rapportarsi con l’altro, motivare i/le docenti partecipanti a ripensare programmazioni e scelte di testi e a diffondere a cascata, tramite dipartimenti, consigli di classe e collegi docenti, una maggiore sensibilizzazione ai temi di genere, favorire la consapevolezza del ruolo docente nella formazione dell’identità di genere delle giovani generazioni allo scopo di rendere più agevole il loro percorso verso la costruzione di identità libere e consapevoli, capaci di condividere le responsabilità in tutti gli ambiti affettivi, familiari, sociali, professionali”, pone tra i suoi obiettivi di “offrire alle/i docenti gli strumenti per la rilettura delle programmazioni disciplinari e trasversali e per le scelte dei testi scolastici con la consapevolezza e il rispetto delle identità di genere e attraverso il confronto di opinioni maschili e femminili” e mira ad ottenere la “modifica delle programmazioni e delle scelte dei libri di testo da parte di docenti formati/e, motivati/e a intervenire nei rispettivi dipartimenti e a trasferire a cascata, nei consigli di classe, la sensibilizzazione ai temi di genere, potenziando la disponibilità del corpo insegnante a condividere riflessioni critiche sulle scelte formative e occupazionali dei/lle giovani per metterli/e in condizione di riconoscere le discriminazioni di genere e i ruoli stereotipati“;

il comunicato che annuncia l’avvio del corso precisa che “se si vuole modificare la cultura delle nuove generazioni nel rapporto intergenere, educando all’accettazione e al rispetto dell’altra/o occorre, infatti, fornire “la cassetta degli attrezzi” a chi si occupa per professione dell’educazione e della formazione del senso civico e delle coscienze dei nostri giovani; in attesa che si decida se sia opportuno che l’educazione di genere entri a pieno titolo nel curricolo scolastico“,

si chiede di sapere:

in base a quali principi si ritenga di indurre i docenti a “ripensare programmazioni e scelte di testi” e se questo è compatibile con la libertà di insegnamento;

sulla base di quale criterio, per tale a giudizio dell’interrogante discutibile fine, il Ministro in indirizzo si avvale di un’associazione privata;

come si concilia tale progetto ideologico con il ruolo della famiglia, che ha in maniera privilegiata il compito di formazione in campo sessuale dei figli, considerato il fatto che la stessa famiglia rappresenta l’ambiente più idoneo ad assolvere l’obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in maniera prudente, armonica e senza particolari traumi;

in che modo si ritengono rispettati i diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quali, l’art. 18, che garantisce la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, l’art. 26 nella parte in cui attribuisce ai genitori il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli, e l’articolo 30 della Costituzione italiana, che garantisce e tutela il diritto dei genitori ad educare i propri figli.

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