La severità può essere applicata solo a leggi e norme realmente applicabili
Intervento in Aula sulla sicurezza stradale – discussione e illustrazione di due ordini del giorno
Signor Presidente,
questo provvedimento contiene sicuramente molte norme che hanno già dimostrato fin d’ora la propria utilità. Di questo bisogna dare atto per il lavoro svolto realmente ascoltando la voce del Parlamento, in particolare del Senato e della Commissione lavori pubblici, per cui va anche dato il giusto riconoscimento al relatore, al Presidente della Commissione e al Ministro che hanno dato la loro disponibilità su questo provvedimento.
Vorrei sottolineare, però, alcuni punti riguardanti la sicurezza stradale in generale e, in particolare, in riferimento ad alcune norme che il provvedimento contiene. In questi casi, proprio per le norme approvate in linea di massima con il consenso generale, il rischio è l’eccesso di zelo, sull’onda dell’emozione – anche più che comprensibile – causata da episodi recenti come le morti e i feriti causati da incidenti stradali, che certamente bisogna fare ogni sforzo per ridurre. Gli eccessi di zelo sono sia quelli che possono essere contenuti nella legge, sia quelli che sono invece applicati in base alla segnaletica così come concretamente posta.
Parliamo dei limiti di velocità: se un limite indica, come dovrebbe indicare, che oltre una certa velocità si va in situazione di pericolo, a causa della conformazione della strada o per il traffico che ci può essere sulla strada stessa, allora è più che giusto – anzi, è doveroso – il severo controllo per fare in modo che tali limiti siano rispettati e lo siano in senso rigoroso: non nel senso che non li si superino di più di 40 o 60 chilometri all’ora, bensì, ripeto, in modo rigoroso.
Purtroppo esiste, invece, una tendenza di molti enti che hanno la responsabilità della segnaletica stradale – che, come sappiamo, sono in alcuni casi i Comuni, in altri le Province o i gestori delle autostrade – i quali non pongono un limite concepito in questo senso ma lo mettono per far sì che nessuno poi possa lamentarsi. In altre parole, se in un tratto di strada è pericoloso superare gli 80 chilometri all’ora, l’ente gestore mette un bel segnale di limite a 40 pensando che così almeno nessuno supererà gli 80, che sarebbe un fatto davvero pericoloso, nel timore di tutti i punti che vengono tolti dalla patente se si supera di più di 40 chilometri all’ora il limite di velocità. Il risultato però qual’è? In generale gli automobilisti tendono a interpretare i limiti nel senso che, quando c’è un limite posto come dovrebbe, cioè se si supera quella velocità anche di 20 chilometri all’ora si mette in pericolo se stessi oltre che gli altri, si attribuisce un carattere prudenziale e, di conseguenza, si va a una velocità realmente pericolosa.
Vi è, poi, un altro pericolo, opposto al precedente, nel caso di persone che, quando vedono che la legge impone diciamo un limite di 40 chilometri all’ora in una strada senza curve, ad ampia visibilità e senza accessi «a raso», come si suol dire, rispettino effettivamente tale limite. Siccome però sappiamo che, nella realtà, questo vuol dire creare un intasamento, perché generalmente il limite viene interpretato come un eccesso di zelo, il risultato che abbiamo è, per certi versi, il mancato rispetto di limiti che invece andrebbero rispettati rigorosamente e, per altri, un rispetto di limiti che genera intralcio alla circolazione.
Pertanto, innanzitutto si genera un rallentamento, e non si può ignorare la libertà di spostamento dei cittadini, non dobbiamo ignorare che le strade servono a comunicare a non a rallentare i collegamenti tra un luogo e l’altro; e poi si crea una situazione di oggettivo pericolo perché, di fronte a un veicolo che, in situazione di piena visibilità, marcia a 40 chilometri all’ora in una strada su cui si potrebbe viaggiare senza problemi a 80, si crea una coda dietro tale veicolo; dietro la coda arriverà qualcuno tentato di sorpassare, un sorpasso che potrebbe benissimo essere fatto in condizioni di sicurezza e che spesso è vietato ma che, trattandosi di colonna, diventa pericoloso.
Allora, io ho presentato due ordini del giorno: il primo chiede al Governo di intraprendere un’azione – per quanto sia nelle sue possibilità, perché non è completamente nel potere del Governo la possibilità di intraprendere un’azione in questo senso – nei confronti dei gestori e di se stesso quando è direttamente il gestore, affinché i limiti di velocità ma anche i divieti di sorpasso e altri siano il più possibile sensati, siano il più possibile rigorosi e applicabili.
Questo perché il rispetto della segnaletica, e della legge in generale, deve essere incoraggiato a verificarsi in modo puntuale e preciso. Se si scrive che il limite è di 40 chilometri orari, vuol dire che si vuole che gli automobilisti viaggino a 40 chilometri all’ora. Non si scrive che il limite è di 40 chilometri per mettersi a posto la coscienza, così poi nessuno può lamentarsi. C’è infatti questa tendenza: se in un tratto di strada, dove c’era il limite di 80 chilometri all’ora, arriva un pazzo ubriaco a 150 chilometri all’ora e fa una strage, in quel punto viene posto il limite di 40 chilometri. Pensate che l’ubriaco, pazzo, irresponsabile e pirata della strada che andava a 150 chilometri anche se il limite era di 80 chilometri, poi rispetterà il limite di 40 chilometri? Francamente, non lo credo. Penso che invece si dovrebbe fare un controllo il più possibile diffuso, anche severo, ma la severità può essere applicata solo a leggi e norme che siano realmente applicabili e non siano norme-manifesto. A tale proposito, una semplice lettura del primo capitolo dei «Promessi sposi», dove si parla delle grida dell’allora governatorato spagnolo di Milano, dovrebbe illuminarci riguardo alle norme il cui eccesso di zelo finisce per renderle inique e inefficaci allo stesso tempo.
Un altro ordine del giorno che ho presentato è motivato dal fatto (e sono stato contento di ritrovare questa osservazione nelle parole di alcuni Colleghi) che i controlli non devono essere limitati a eccesso di velocità, ingresso in zona a traffico limitato nelle città, divieto di sosta e praticamente null’altro, a parte qualche multa per il passaggio con semaforo rosso riscontrato dai rilevatori automatici. Certamente, ci vuole una tutela, una disciplina, un rispetto di queste regole, ma vanno sanzionate anche le manovre spericolate come il sorpasso a destra, il marciare contro mano e il sorpasso in zone dove si crea un reale pericolo, oltre al superamento della linea di mezzeria. Infatti, chi sorpassa in uno dei rari punti dove la segnaletica autorizza il sorpasso, mentre in direzione opposta sta provenendo un altro veicolo, dovrebbe essere punito (e infatti il Codice lo prevede) anche più severamente di colui che sorpassa in presenza della linea continua quando da direzione opposta non arriva nessuno. Questo però richiede controlli, perché in tali casi non si possono usare rilevatori automatici.
Dal momento che domani mattina verranno espressi i pareri, mi soffermo sugli emendamenti che ho presentato per introdurre un articolo aggiuntivo dopo l’articolo 1. Attualmente, l’articolo 37 del Codice della strada, conosciuto da pochissimi, consente di presentare ricorso nientemeno che al qui presente Ministro dei Trasporti avverso l’apposizione di una segnaletica stradale. Questo ricorso, però, è ammesso soltanto entro 60 giorni dall’apposizione della segnaletica stessa. Ciò ovviamente limita il diritto di coloro che hanno a che fare con tale segnaletica magari anche tre mesi o tre anni dopo che questa è stata apposta. In sostanza, si limita questo diritto soltanto alla segnaletica posta intorno a casa propria e non agli altri segnali. Con la mia proposta, quindi, si tenta di offrire uno strumento contro una segnaletica non adeguata e che trae in inganno gli automobilisti.
Con un altro emendamento che ho presentato, si propone di rendere passibile di una multa il responsabile dell’apposizione della segnaletica dell’ente proprietario che omette di rimuovere la segnaletica riferita a un pericolo o ad una situazione ormai passati. Il classico esempio è il cantiere o anche semplicemente il taglio dell’erba sul bordo della strada: si mette un bel limite di velocità di 20 chilometri all’ora, le macchine passano e, dopo giorni, si trova detto cartello. I messaggi sono due, entrambi pericolosi: uno è di non fare caso ai limiti di velocità, in quanto ogni tanto vengono messi tanto per fare o magari vengono dimenticati – per cui si ignora il limite di velocità con tutto il pericolo che ciò comporta. L’altro messaggio è che c’è il cartello di 20 chilometri all’ora magari in un tratto di strada rettilineo e un automobilista disciplinatamente rallenta, improvvisamente inchioda – come si suole dire – causando incidenti.
Allora, chi appone i cartelli deve ricordarsi di eliminarli quando non servono più, perché il pericolo non è soltanto andare troppo veloce ma è anche gridare «al lupo, al lupo»; il pericolo è dire di andare a 20 chilometri all’ora quando con attenzione si osservano le norme di prudenza e si potrebbe viaggiare tranquillamente a 80‑90 chilometri all’ora.
Sono questi gli eccessi di rigore tipici di certi provvedimenti approvati con ottime intenzioni, i quali però possono causare un effetto diverso da quello sperato. Chiedo pertanto attenzione – quella che, peraltro, hanno sempre avuto in Commissione – al relatore e al Governo, per venire incontro alle esigenze da me sollevate.