Per la quarta volta, il Governo chiede la proroga di un termine che esso stesso si è posto attraverso un decreto-legge

Il Governo si fa le leggi da solo, se le approva da solo, se le modifica da solo senza l’interlocuzione parlamentare e poi, però, non le mette in atto. Il primo provvedimento sul processo telematico risale al 2010

Intervento in Aula nella discussione sul processo amministrativo telematico

Signora Presidente, il provvedimento in esame indica che molti dei luoghi comuni che vengono detti a proposito del lavoro delle istituzioni sono del tutto falsi. Il luogo comune è che la piaga del Paese e la ragione per cui non è prospero come altri è che non si fanno abbastanza leggi e non le si fanno abbastanza in fretta; e la ragione per cui le leggi non vengono fatte in fretta sarebbe la famosa, mitica o mitologica, interminabile navetta di tre o quattro anni tra Camera e Senato.

Qual è la ragione per cui c’è questo provvedimento in discussione oggi, 3 agosto? I giornali parlano ampiamente delle lunghissime ferie del Parlamento italiano che sono di trenta giorni; nel frattempo, noi salutiamo i nostri colleghi tedeschi che fin dall’8 luglio hanno preso la strada delle spiagge e delle loro altre mete preferite, perché fin dall’8 luglio il Bundestag è in pausa e riprenderà i lavori esattamente quando li riprenderemo noi. Peraltro, forse la Germania è più prospera dell’Italia sotto più di un aspetto quindi, intanto, il problema non sono le ferie.

La ragione per cui noi stiamo esaminando questo provvedimento anziché altri è che il Governo, per la quarta volta, chiede la proroga di un termine che esso stesso si è posto attraverso un decreto-legge. Il problema della lentezza di come le cose vengono implementate, di come una cosa utile come il processo telematico venga implementata, è, nella maggiore parte dei casi, del Governo. Il provvedimento in esame è una sorta di estratto del milleproroghe, che è un’istituzione solida nei nostri lavori parlamentari ma c’è l’abitudine a farlo solo una volta l’anno. In questo caso, invece, bisogna farne un estratto nel corso dell’anno. Come è già stato detto, non si capisce come mai ciò non venga fatto come emendamento ad altri provvedimenti. Comunque, in questo caso abbiamo una inefficienza da parte del Governo che, in situazioni più evolute, viene ordinariamente definito come Potere esecutivo e che, per l’appunto, non esegue. Troppo impegnato a fare leggi appropriandosi delle prerogative che la Costituzione, in modo cristallino, assegna al Parlamento; troppo impegnato a fare ciò che non dovrebbe, non fa ciò che dovrebbe. Contemporaneamente chiede la cancellazione, in realtà, dei poteri di controllo e di legiferazione del Parlamento attraverso una sciagurata riforma costituzionale ma, impegnato su questo, non può adempiere a ciò che esso stesso si è posto attraverso diversi decreti-legge che gli imponevano di mettere in atto le misure affinché il processo telematico potesse avvenire.

A questo la Camera aggiunge una quantità enorme di testo supplementare, che è all’incirca sei o sette volte più lungo del decreto-legge originario: altro bel modo di legiferare. Naturalmente, tutto questo è sempre una iniziativa del Governo, il quale poi si lamenta della lentezza dei lavori.

Insomma, oggi, ancora una volta, abbiamo la prova sull’origine del problema della lentezza attraverso la quale vengono attuati i provvedimenti utili, come questo, che in altri Paesi sono già in vigore da anni. Tale provvedimento nasce dal primo provvedimento preso nel 2010, in un’epoca in cui saremmo stati alla pari con i più evoluti Paesi europei sul processo telematico; nel frattempo, però, il Governo ha lasciato passare una scadenza dopo l’altra e adesso è urgente fare un decreto‑legge; è straordinariamente necessario e urgente (non è ironia, ma è ciò che prevede la Costituzione come condizione inderogabile per poter fare un decreto‑legge ed eccolo qui) darsi ancora del tempo perché, nel frattempo, il Governo ha dormito.

Qui abbiamo la misura dell’efficienza del Governo e di ciò che sarebbe il Governo dopo la riforma costituzionale: un Governo inefficiente, che si fa le leggi da solo, se le approva da solo, se le modifica da solo senza l’interlocuzione parlamentare e poi, però, non le mette in atto. No, grazie. E no, grazie, anche a questo provvedimento: il Governo si dia una mossa e faccia veramente ciò che deve anziché fare ciò che non deve.

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