Al Presidente del Consiglio dei Ministri – Sen. Malan
Premesso che:
nell’intervenire al Senato il 23 giugno, il Presidente del Consiglio dei Ministri cui la presente interrogazione è rivolta, ha comunicato che il giorno prima “l’Italia ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei una dichiarazione comune in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale”;
il primo ministro ungherese Viktor ha dichiarato in proposito: “Sono un combattente dei diritti LGBT. Ero un combattente per la libertà durante il regime comunista. L’omosessualità era punita e io ho combattuto per la loro libertà e i loro diritti. Io difendo i diritti degli omosessuali, ma questa legge non riguarda questo argomento. È sul decidere il modo in cui impartire educazione sessuale ai ragazzi, che appartiene esclusivamente ai genitori;”
il diritto dovere dei genitori di educare i figli è incluso nella nostra Costituzione;
la Dichiarazione universale dei diritti umani all’art. 26 comma 3 prevede che: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli” e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali afferma all’articolo 2 che: “Ogni persona ha il diritto di andare a scuola. Questo diritto è fondamentale per l’esercizio degli altri diritti umani, e per la libertà e l’indipendenza di ogni persona. Lo Stato ha il dovere di rispettare il diritto dei genitori di provvedere questa educazione e l’insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”;
per sapere:
se e come nel determinare la posizione dell’Italia sia stato considerato il punto di vista dell’Ungheria sulla legge approvata dal suo Parlamento;
in quale conto siano state tenute le prerogative dei genitori nell’educazione dei figli;
perché non si è seguito il comportamento dei dieci paesi che non hanno firmato la lettera, anche per raccogliere preventivamente il parere delle Camere;
se si intendano intraprendere analoghe iniziative nei confronti dei paesi che consentono la maternità surrogata, ovvero utero in affitto, dove i bambini sono oggetto di compravendita e le donne incubatrici a pagamento.