Qualche notizia utile sul taglio ai vitalizi e la sentenza 25 giugno 2020

  • Forza Italia è stata la protagonista della vera abolizione dei vitalizi alla fine del 2011, quando gli uffici di presidenza di Senato e Camera (entrambi con presidenti e maggioranze del PdL) decisero di uniformare i Parlamentari alla generalità dei lavoratori passando al calcolo contributivo a partire dal 2012, mantenendo per gli anni precedenti il calcolo retributivo, come tutti gi altri.
  • La Commissione Contenziosa non è un organo politico per cui è scorretto parlare di come ha votato Forza Italia o la Lega. È un organo giurisdizionale il quale non può che giudicare su basi giuridiche, e non demagogiche, fra queste una sentenza della Corte Costituzionale la quale ha chiarito che i tagli alle pensioni già in erogazione e tutti gli interventi relativi al passato sono possibili, ma a determinate condizioni (limitatezza nella quantità e nel tempo, precise motivazione, razionalità dell’intervento ecc.).
  • Noi avevamo fin dall’inizio detto che l’intervento andava fatto per legge, non per delibera, per poter fare i dovuti interventi paralleli presso la previdenza ordinaria e per evitare l’imbarazzante circostanza – appunto – di ricorsi da decidere (quanto meno in prima istanza) presso le Camere. Ma i demagoghi volevano fare presto e male per via delle scadenze elettorali e ora abbiamo i risultati.
  • La delibera attaccata dalla sentenza della Commissione contenziosa del 25 giugno 2020 non ha equiparato i Parlamentari agli altri lavoratori, ma ha introdotto – caso unico in Italia – il calcolo contributivo retroattivo anche per gli anni prima del 2012. Se i Parlamentari sono “ladri” perché hanno i contributi valutati con il retributivo fino al 2011, lo sono tutti i pensionati e anche tutti i lavoratori che hanno iniziato prima del 2012.
  • Se passa il principio del calcolo contributivo retroattivo, non potrà che essere applicato anche agli altri lavoratori. Si inizierà con le “pensioni d’oro”, e ricordo che per il governo Conte I erano già d’oro quelle sopra i 1500€ lordi al mese, visto che le hanno escluse dall’adeguamento al costo della vita, poi si continuerà con quelle “d’argento” e così via fino a quelle “di m****a”. Ad esempio, i non pochi che sono andati in pensione a 40-45 anni d’età con vent’anni di contributi, supponiamo a 1000 euro al mese, con il ricalcolo scenderebbero a 150-200, ma anche senza questi estremi, i tagli sarebbero pesanti. Chi è andato in pensione con 35 anni di contributi a 55 anni dovrebbe prendere non più del 58% della media delle retribuzioni percepite. Sarebbe per il Governo un bottino da 50 miliardi almeno, da spendere in sussidi e regalie per comprare i voti, magare dei nipoti degli 80enni messi alla fame che prima dei tagli li aiutavano mensilmente.
  • Se non si stabilisce qualche limite e criterio, anche le pensioni contributive saranno in pericolo.
  • “Privilegi” pensionistici dei parlamentari (oltre al contributivo retroattivo):
    1. Se sei eletto consigliere regionale o sindaco di una città la pensione è sospesa… Se è contributiva perché deve essere sospesa?
    2. …ma la pensione resta penalizzata come se la percepissi. Esempio: uno lascia il posto da Senatore per fare il Sindaco a 60 anni; la pensione gli viene calcolata bassa, perché è “giovane”, ma non la percepisce; la prenderà, supponiamo, a 70 anni, ma penalizzata come se fosse l’avesse percepita dai 60.
    3. Chi è andato in pensione, ad esempio, nel 1990 subisce penalizzazioni sulla base delle speranze di vita non del 1990, ma di oggi, quando è aumentata di 4 o 5 anni se non di più.
    4. Se fai una sola legislatura e dura meno di 4 anni ½ hai un buco contributivo e quelli versati al Senato sono buttati via. Questo vale anche per gli altri lavoratori che hanno meno di 20 anni di contributi, ma per arrivare a 20 puoi fare qualsiasi lavoro, per arrivare a 5 anni in Parlamento devi farti rieleggere, cosa che non dipende dalla tua volontà e uno non dovrebbe candidarsi per ragioni previdenziali. Un datore di lavoro che non versa i contributi a chi lavora per lui meno di 5 anni va in galera, e deve pagare tutto.
    5. Non c’è modo di ricostruire le carriere dentro e fuori il Parlamento: se uno ha versato 18 anni di contributi fuori e poi non più perché è Parlamentare, i 18 anni li ha persi.
    6. Se ti condannano, nel corso della tua vita, a una pena dai 2 anni e 1 giorno in su, perdi la pensione. Una sentenza della Corte Costituzionale del 1966 ha chiarito che in nessun caso questo può avvenire. Se Totò Riina ha versato 20 anni di contributi da bracciante, gli possono dare tre ergastoli ma la sua pensione non si tocca. Spiegai al Presidente Pietro Grasso che impose questa norma: “Se tu mi ammazzi non ti tolgono neppure un centesimo dei 160mila euro che prendi di pensione da magistrato. Ma se la mia vedova entra in casa tua per capire perché mi hai sparato, la condannano a 2 anni e 1 mese per violazione di domicilio e perde i 25mila della mia reversibilità. Fortunatamente sappiamo che mai i magistrati attaccherebbero un politico per questioni di parte e dunque… anche la nostra vecchiaia e quella delle nostre vedove e vedovi e i nostri orfani sono nelle loro mani.

 

Appendice 1 – Confronti

Pensione a 63 anni Pensione a 65 anni Pensione che matureranno a 65 anni con l’attuale stipendio
Anzianità anni Parlamento Europeo Bundestag Camera Senato Parlamento Europeo Bundestag Camera Fabio Fazio Direttore Sole 24 ore 2011-2016 Vittorio Feltri Massimo Giletti Maurizio Belpietro Mario Giordano
1 313 252 0 313 252 0 4101 1648 1025 586 1025 ?
2 625 504 0 625 504 0 8202 3295 2051 1172 2051 ?
3 938 756 0 938 756 0 12303 4943 3076 1758 3076 ?
4 1251 1008 0 1251 1008 0 16404 6591 4101 2343 4101 ?
5 1563 1260 0 1563 1260 850 8239 5126 2929 5126 ?
6 1876 1512 0 1876 1512 1020 6152 3515 6152 ?
7 2189 1765 1011 2189 1765 1190 7177 4101 7177 ?
8 2501 2017 1155 2501 2017 1360 8202 4687 8202 ?
9 2814 2269 1300 2814 2269 1530 9227 5273 9227 ?
10 3127 2521 1444 3127 2521 1700 10253 5859 10253 ?

 

Il pauperista Carlo Cottarelli prende – tra l’altro – 220 mila euro di pensione per i suoi 25 anni al FMI (verosimilmente esentasse). Un parlamentare con la stessa anzianità prenderà circa 65mila con le nuove regole o con il taglio del 2019. Se ha servito negli scorsi decenni può arrivare a 90mila.

 

Appendice 2 – Perché la campagna contro il Parlamento

Nel sito del Bundestag di Berlino viene spiegato che “il livello dei compensi per i deputati non deve essere tale da dissuadere le persone meglio pagate dal candidarsi al parlamento”.

“… la remunerazione deve essere la stessa per tutti i membri, deve salvaguardare la loro indipendenza e consentire loro di vivere in maniera consona all’importanza del loro ufficio. Tale principio fu stabilito come norma vincolante dalla Corte Costituzionale Federale nel 1975… La nozione di base è che tutti gli eletti devono essere in grado di svolgere le loro molteplici funzioni nel modo più efficace possibile”   

La campagna anti-parlamentare è fondata in massima parte su un cumulo di menzogne.

Chi porta avanti qualunque causa con le menzogne ha evidentemente cattive intenzioni. In questo caso, c’è la volontà di gettare fango su senatori e deputati che sono le uniche persone a livello nazionale che i cittadini possono decidere se confermare o mandare a casa. Potete mandare a casa i dirigenti dello Stato che non vi piacciono? No. I grandi funzionari, i capi della aziende pubbliche che guadagnano decine di volte più di un parlamentare e gestiscono importanti centri di potere e di influenza? No. Potete scegliere i magistrati che hanno il potere di mettere chiunque in carcere (ogni anno 1000 persone vanno in carcere e poi sono ritenute innocenti dagli stessi tribunali) di sequestrare e chiudere aziende, di interpretare la legge al punto da cambiarla? No. Potete scegliere i capi delle banche, dei grandi poteri finanziari, che possono muovere molto più denaro dei governi e dei parlamenti? No. Potete scegliere chi dirige i giornali e conduce le trasmissioni televisive, che impongono certi temi e certe idee e ne nascondono altri? No.

Ebbene, tutti costoro hanno interesse a distruggere l’immagine dei parlamentari agli occhi dei cittadini. Non tutti e non sempre lo fanno, certo. Ma se i parlamentari non decidono più nulla, non è che magicamente il potere passa nelle mani dei cittadini. Ma passa a quegli altri signori, che decideranno loro tutto, al 100%. E i cittadini non potranno farci assolutamente nulla. Certo, anche dei parlamentari possono essere indotti da quei poteri a votare secondo i loro interessi anziché secondo gli interessi dei cittadini. Ma i cittadini possono mandarli via votando altri, cosa che impossibile per tutte le altre categorie citate.

I deputati e i senatori non hanno svolto al meglio il loro lavoro? Hanno fatto errori? Molti di loro sono inadeguati? Certo che è così!

Del resto, alle scorse elezioni politiche, solo due anni fa, su quattro elettori, uno non ha votato e uno ha votato per il M5S, un partito che prometteva la “decrescita felice” e che come leader – accanto a un vecchio comico che vede l’Iran come modello per valorizzare il ruolo della donna, che nei comizi mette in scena parodie dei sacramenti – aveva un ragazzo, che in 12 anni di università non è neppure arrivato vicino alla laurea, e la cui unica esperienza lavorativa era vendere saltuariamente bibite allo stadio (lavoro onesto e dignitoso ma non l’esperienza giusta per governare un grande Paese!), oltre ad essere socio al 50% della ditta di famiglia con lavoratori in nero di cui – dice lui – non sapeva nulla. Con questo comportamento al voto, come ci si può lamentare se il livello dei parlamentari non è adeguato? Anche perché è ovvio che i restanti partiti non sono perfetti.

Insomma, capire prima di insultare. Informarsi e non disinformare. Non inoltrare messaggi infondati senza un minimo di controllo.

 

VI SONO ANCHE ALTRE MOTIVAZIONI PER LA CAMPAGNA ANTI-PARLAMENTARE

  • giusto sdegno per gli scandali emersi a vari livelli, molto raramente sul livello parlamentare, ingiustamente riferito a tutti “i politici”;
  • antica ostilità all’intera struttura dello Stato e degli altri enti che costituiscono la Repubblica, vissuti come essenzialmente parassitari, ostilità acuita dalle correnti difficoltà economiche, certamente gravi; principale bersaglio di questa ostilità sono, in ogni democrazia e in ogni epoca (ad esempio ai tempi di Caligola), i membri del parlamento; la campagna di stampa (poi seguita dagli altri media, incluso il cosiddetto servizio pubblico) di questi ultimi anni, ricca di mistificazioni, esagerazioni e falsità, ha fatto leva su questo sentimento, l’ha esacerbato e l’ha ingigantito;
  • mera e schietta invidia, di cui i parlamentari sono bersaglio preferenziale proprio perché in gran parte non appartengono ad alcuna aristocrazia (sono cioè il contrario di una casta): mentre solo i figli dei nobili possono essere nobili, solo pochissimi diventano ricchi se non sono figli di ricchi, chiunque può invece diventare parlamentare, anche chi è nato da famiglia umile, non è molto istruito e magari non è neppure molto intelligente; chi li invidia avrebbe potuto diventare uno di loro, e non ci è riuscito, per questo li odia;
  • brutale ostilità alla democrazia: non è raro sentire richiami al “buon tempo” quando uno solo comandava, sentire citare il nazismo non come momento di barbarie, ma come esempio, magari iperbolico, di disciplina, ordine e pulizia morale, sentire auspicare fantomatici organi che possano sanzionare anche le decisioni politiche delle istituzioni democratiche, dimenticando che in democrazia il controllo di merito spetta al popolo sovrano; come disse Pericle 2450 anni fa, “si chiama democrazia”;
  • ma soprattutto volontà di indebolire gli organi democratici; determinati interessi sono disturbati dal residuo potere del Parlamento e in genere della democrazia; è certamente più facile ottenere dallo Stato e dagli altri livelli di governo norme e atti compiacenti e convenienti, anche legali, rivolgendosi direttamente a sconosciuti ma potentissimi funzionari e burocrati, piuttosto che alle decisioni trasparenti, collettive e pubbliche degli organi che rappresentano il popolo sovrano; in subordine, è molto più facile ottenere la “collaborazione” di parlamentari indeboliti davanti all’opinione pubblica e dal punto di vista economico; nello splendido film Lincoln di Steven Spielberg, si rappresentano molto bene deputati sicuri della non rielezione (condizione oggi molto comune con il limite di alcuni partiti al numero dei mandati, il taglio dei parlamentari, partiti che salgono e poi scendono rapidamente nei consensi ecc.) pronti a votare contro i principi propri e dei propri elettori (in quel caso principi sbagliati) in cambio di posti di lavoro anche di basso livello, di lì a poco indispensabili al loro sostentamento; se poi il trattamento economico dei parlamentari è tale che neppure una campagna elettorale ben al di sotto dei limiti di spesa minima è alla loro portata, i “costi dei politici” (cioè quanto ci vuole per “convincerli” a votare le cose che fanno comodo) saranno sicuramente in picchiata, con gran gioia dei “compratori”; la costituzione tedesca, come la nostra, prevede un’indennità per i parlamentari, ma quella specifica “un’adeguata indennità che assicuri la loro indipendenza”; certo, l’avido efferato si farà corrompere anche se guadagna una fortuna e il santo non lo farà neppure se muore di fame; tutti gli altri, cioè il mondo reale, possono farsi tentare se il bilancio familiare è sempre a rischio; del resto, abbiamo potuto recentemente leggere una sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto il blocco triennale dei compensi a carico delle pubbliche finanze incostituzionale per quanto di riferisce ai magistrati, poiché esso lederebbe la loro indipendenza, garantita dalla Costituzione; orbene, i costituzionalisti concordano che l’articolo 69 della Costituzione, che assegna ai membri del Parlamento una indennità stabilita dalla legge, trova la sua ragion d’essere proprio nella necessità di garantire la loro indipendenza;
  • interesse ad indebolire l’Italia: quel che vale per gli interessi specifici nazionali vale, a maggior ragione, per quelli internazionali, che hanno ancora meno ostacoli dei primi ad agire, promettere e garantire posti e prebende, ed hanno ancora più interesse a saltare, sminuire o indebolire scomodi passaggi parlamentari; qualche esempio di interessi internazionali contrari ai nostri: far scendere il valore di aziende italiane strategiche o comunque pregiate per poterle comprare a buon mercato e poi valorizzarle in seguito o semplicemente per impadronirsi del marchio o ancor più semplicemente per renderle concorrenti più deboli, ovvero deviare altrove grandi correnti di traffico commerciale, oppure rendere l’Italia un mercato di facile conquista o, infine, caso molto attuale, rendere l’Italia arrendevole negli organismi internazionali.
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