RIDUZIONE NUMERO PARLAMENTARI: FORZA ITALIA L’HA FATTA, ATTUALE PROPOSTA TOTALMENTE MEDIATICA

Signor Presidente, devo dire che iniziamo molto male, perché per un riforma costituzionale il relatore non ritiene neppure di illustrare quello che è stato fatto in Commissione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Ha ritenuto invece di presentare un emendamento che ne cambia totalmente il contenuto e riguarda una cosa poco importante, il Senato della Repubblica, e non ritiene di spiegarci perché. Lo spiegherà dopo, per carità, ma abbiamo un primo saggio di quello che non vogliamo. Altri li sentiamo dai media e dalle dichiarazioni continue degli esponenti della maggioranza e specialmente del MoVimento 5 Stelle.

Forza Italia è stato il principale protagonista, tra l’altro insieme all’onorevole relatore di oggi, del disegno di legge che, percorrendo tutto il non semplice iter parlamentare, ha portato all’approvazione in via definitiva dal punto di vista parlamentare della riduzione del numero dei parlamentari tra il 2003 e il 2005. Poi ci fu un referendum, con il quale le opposizioni di allora per un serie di motivazioni si schierarono per il no, e così questa riduzione non avvenne.

Anche nel corso della prima parte della scorsa legislatura abbiamo sostenuto il tentativo di riforma portato avanti dal Governo Renzi, pur ritenendo estremamente indigesto il testo originario; speravamo di ottenere significativi cambiamenti, ma alla fine questi, se ci sono stati, sono stati peggiorativi e, di conseguenza, alla fine non abbiamo votato quella riforma, che però andò anche a termine.

Ora arriva una nuova proposta da parte dell’attuale maggioranza che prevede un atto totalmente mediatico, come pressoché tutte le misure, le proposte e le dichiarazioni dell’attuale Governo. Non si va cioè ad individuare il numero opportuno dei parlamentari, ma a indicare il numero tondo: è come dire che un malato deve avere o 30 o 40 di febbre. Tutte le misure intermedie non vanno bene, perché ci vuole un numero facile da ricordare per dirlo in giro nei comizi e allora facciamo 200 e 400. Mentre un assetto con 630 deputati e 315 senatori (o 600 e 300) aveva il suo senso, perché comunque il Senato restava con un numero adeguato di componenti pur avendone la metà della Camera, scendere a 200 senatori presenterebbe dei problemi seri nel lavoro di Commissione, ma a questo si può porre rimedio.

Quello che noi non accettiamo è fare all’ultimo momento in Assemblea, con emendamenti presentati – per quanto ne sappiamo noi – a sorpresa, degli ulteriori magheggi per soddisfare richieste del tutto peculiari e del tutto specifiche: in altre parole, per la Costituzione sono tutti uguali ma qualcuno è più uguale degli altri, come nel romanzo «La fattoria degli animali» di Orwell. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Tuttavia, anche se siamo orientati favorevolmente verso il provvedimento in esame, sperando che sia migliorabile, vogliamo assolutamente denunciare con forza che un conto è la riduzione del numero dei parlamentari, un altro è il tentativo di ridurre in poltiglia il Parlamento e, con esso, la democrazia del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP e dei senatori Ferrari e Malpezzi). Tale intendimento non è portato avanti con il disegno di legge in esame, ma con una serie di altri provvedimenti, per esempio il disegno di legge costituzionale per introdurre il referendum propositivo senza quorum, come ha ribadito l’autorevole (in quanto riveste un ruolo importante) vice presidente del Consiglio Di Maio, il quale, dopo che alla Camera il relatore ha accettato gli emendamenti volti a introdurre almeno un quorum (sia pure troppo basso), è tornato a dire che non abbiamo bisogno dei politici e che possiamo farci le leggi da soli. Sembra di sentir parlare Hugo Chavez o Nicolas Maduro e noi di questo non abbiamo bisogno. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Non abbiamo bisogno di qualcuno che dice di non aver bisogno della democrazia, perché tanto interpreta lui quello che vuole il popolo, eventualmente con la mediazione dei social media e di consultazioni referendarie dove dominerà chi ha il potere, chi ha il possesso o il controllo dei mezzi di informazione, su cui l’attuale maggioranza si sta dando molto da fare. Se fosse così efficiente sul rilancio dell’economia come sull’occupazione sistematica dei posti, in particolare nei mezzi di informazione, avremo un tasso di crescita da fare invidia al resto del mondo invece di essere in recessione, con l’aumento della disoccupazione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Il rimedio è lo stesso che è stato portato avanti in Venezuela dal regime prima di Chavez e ora di Maduro, che è molto caro al MoVimento 5 Stelle, tanto da impedire al Parlamento italiano e all’Italia di potersi esprimere e comunque di potersi esprimere per la democrazia. Il rimedio è creare occupazione finta, tirare fuori i soldi dallo Stato e creare occupazione finta. In Venezuela lo hanno fatto aumentando i dipendenti pubblici, più che raddoppiando i dipendenti dell’ente petrolifero di Stato, senza riuscire ad aumentare (anzi peggiorando) il livello della produzione e aumentando i costi. Il risultato è stato che il Venezuela, il Paese più ricco di riserve petrolifere al mondo (più dell’Arabia Saudita), è diventato il primo dipendente dal petrolio (al 98 per cento quando solo il 77 per cento dell’economia dell’Arabia Saudita è basata sul petrolio), distruggendo tutte le altre produzioni. Qui stiamo andando nella stessa direzione, grazie al fatto che il Parlamento viene ritenuto un accessorio inutile, o meglio un bersaglio per la propaganda di becera ostilità alla democrazia in quanto tale. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Questa propaganda col Parlamento ci deve ricordare che esistono Paesi dove ci sono Parlamenti, o perlomeno organismi che si chiamano Parlamenti, ma non sono democratici. Ma non esiste un solo Paese che sia democratico e dove ci sia la libertà in cui non ci sia il Parlamento. (Applausi dal Gruppo FI-BP). E ridurre un Parlamento a un bersaglio con il referendum senza quorum oppure con il ballottaggio tra la proposta del pueblo e quella del Parlamento, è un modo per usare il Parlamento unicamente come bersaglio.

La scorsa legislatura, insieme alla Lega e al MoVimento 5 Stelle, abbiamo condotto una forte battaglia contro la riforma che era stata proposta dall’allora maggioranza. E abbiamo sentito frasi, in particolare dal MoVimento 5 Stelle, che denotavano un grande spirito parlamentare, che abbiamo condiviso: «rispetto del Parlamento»; «un Parlamento così non avrebbe più ragione di funzionare», e così via.

Scopriamo oggi che, fatta salva la buona fede di tantissimi colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega, fatta salva la buona fede dei singoli, il disegno generale era di bocciare quella riforma solo perché non l’avevano fatta loro. Perché ora si vogliono fare delle riforme molto più radicali che rendono il Parlamento inutile, anzi un bersaglio contro cui dirigere il malcontento del popolo, che ha bene ragion d’essere. Infatti, quando un Paese è malgovernato; quando un Paese è governato solo per la ricerca del consenso effimero di questa o di quella piccola categoria, dicendo di sì a tutti e poi facendo delle leggi di bilancio vergognose come quella che abbiamo visto di recente, l’economia di un Paese non può che peggiorare e non può che andare molto male. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Non illudiamoci: l’Italia è un Paese forte, una grande economia, uno dei principali Paesi industrializzati del mondo; ma governato male può andare di male in peggio molto rapidamente. Basta vedere la rapidità con cui si è passati da una crescita modesta e insufficiente a una recessione stabile.

Allora, noi diciamo: bene fare delle riforme che servano a rendere più efficiente, più efficace, più individuabile l’azione del Parlamento. Il Parlamento ha infatti la funzione insostituibile di dare trasparenza alle decisioni. Le leggi devono essere fatte qui e votate qui, non perché noi siamo necessariamente migliori degli altri, ma in primo luogo perché siamo stati eletti dal popolo e, in secondo luogo, perché qui c’è trasparenza; si sa chi vota per questo e chi vota per quello. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Quando invece la legge di bilancio viene approvata senza la possibilità di cambiare un dettaglio e senza poter svolgere votazioni, la trasparenza cessa totalmente, tutto viene deciso nei Palazzi, in segreto e con trattative vergognose, che con un Parlamento così indebolito rischiano di essere preda di interessi privati e perfino di potenze estere, che hanno facile accesso ai palazzi del potere mentre avrebbero molta più difficoltà ad avvicinare ogni parlamentare che rappresenta il popolo italiano. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

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