Riforma della Scuola: dopo 40 anni di provvedimenti ideologici, il Governo reintroduce il principio del buonsenso

Adeguamento antisismico delle Scuole, stop alla ristampa annuale dei libri di testo, ridefinizione dell’impiego degli insegnanti, mantenimento degli insegnanti di sostegno, maggiore copertura del tempo pieno, insegnamento della Costituzione e ritorno al voto numerico

Intervento in Aula nella discussione del decreto-legge in materia di istruzione e università

Signor Presidente, Signora Ministro, Colleghe e Colleghi,

ho ascoltato con attenzione i numerosi interventi dei Colleghi dell’Opposizione che, con le loro otto questioni pregiudiziali, intendevano dimostrare la non conformità alla Costituzione del decreto che stiamo esaminando. Avrebbero dovuto dimostrare che non c’era la necessità e l’urgenza, anche ripristinando il voto di condotta, di dare uno strumento in più per ristabilire in tutte le classi del nostro Paese il clima necessario e che è premessa indispensabile alla conduzione di qualsiasi attività didattica ed educativa.

Accanto a ciò, ben hanno fatto il Governo e il Ministro a inserire l’insegnamento specifico della Costituzione per quanto riguarda cittadinanza e diritti e doveri che ne conseguono. È, quindi, in ossequio alla Costituzione, e non per un astratto rigido rispetto delle norme, che si vuole ristabilire questi diritti. Sto parlando del diritto allo studio, del diritto all’espletamento dell’articolo 34 della Costituzione. Ciò si ristabilisce anche grazie alle norme che razionalizzano la scuola e che restituiscono agli insegnanti e al corpo docente certi strumenti che, pur non essendo necessari nella maggior parte dei casi, lo sono in alcuni per sanzionare comportamenti che vanno contro i diritti di altri studenti. Avrebbero dovuto dimostrare questo. A mio parere, non sono riusciti a dimostrare che non fosse necessario e urgente.

Avrebbero dovuto dimostrare che non era necessario e urgente a partire dagli inizi di quest’anno – cioè, ormai da più di un mese – ritornare al voto numerico, per evitare di far perdere tempo agli insegnanti e alle famiglie con giudizi che vanno articolati con lunghe digressioni sui registri che o vengono compilati nel pomeriggio, quando l’insegnante dovrebbe preparare meglio le lezioni, oppure durante le lezioni, facendo perdere vero tempo didattico alle scuole e, poi, facendo perdere ulteriore tempo perché i genitori vengono a chiedere a cosa equivale questo lungo e articolato giudizio. A mio parere anche questo non è stato dimostrato.

Si sarebbe, poi, dovuto dimostrare che non poteva rivestire carattere di necessità e urgenza la ridefinizione dell’impiego degli insegnanti e la strutturazione del tempo-scuola per garantire migliore copertura agli studenti, agli scolari, per tutte le ore del mattino e del pomeriggio. Addirittura si è arrivati a sostenere (e, in questo, è stato molto proficuo l’ascolto degli interventi dell’Opposizione) che la norma prevista nell’articolo 4, cioè la ridefinizione dell’impiego degli insegnanti, non rientra nelle competenze del Governo – o, meglio, dello Stato – in quanto sarebbe piuttosto competenza delle Regioni; dunque non rientrerebbe nei principi generali dell’istruzione che, invece, la Costituzione affida allo Stato.

Contemporaneamente, però, si dice che questo stesso articolo 4 – che dovrebbe essere una norma, diciamo così, di dettaglio e non un principio fondamentale o una norma generale, come dice la Costituzione – violerebbe l’articolo 34 della Costituzione, che parla del diritto allo studio, e l’articolo 3, il quale prevede che la Repubblica debba rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla vera fruizione dei diritti fondamentali da parte dei cittadini. Addirittura è stato detto che violerebbe l’articolo 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e persino la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia. Allora, o questo articolo 4 è importante, e dunque contiene un principio fondamentale e una norma generale che la Costituzione affida allo Stato, oppure non può in nessun modo interferire con i suddetti diritti fondamentali stabiliti addirittura dalla Carta dei diritti dell’uomo.

Noi riteniamo che l’articolo 4 contenga norme generali che rientrano nei principi fondamentali e che vada nella direzione esattamente opposta rispetto a quella prospettata dall’Opposizione, cioè verso una migliore organizzazione della scuola, tanto che garantirà (e su questo c’è un impegno preciso del Governo e del Ministro in particolare) una maggiore copertura del tempo pieno, con la copertura anche delle ore pomeridiane da parte degli insegnanti e garantendo meglio le famiglie e coloro che frequentano le scuole.

Ricordo anche che nulla viene toccato per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno come viene, ahimè, fatto credere molto spesso: nulla viene cambiato al riguardo, per cui non si incide negativamente su questo settore, mentre invece si andrà in una direzione certamente positiva.

L’Opposizione ha addirittura attaccato l’articolo 5 che riguarda i libri di testo. Questa norma, semplicemente, vuole evitare che si verifichi quello che troppo spesso si verifica, e cioè che gli editori prendano un libro e introducano alcune piccole modifiche – che si riferiscono principalmente all’impaginazione, per cui il libro in questione non è più utilizzabile perché non ci si ritrova più tra gli insegnanti e gli studenti se alcuni hanno un libro dell’anno precedente e altri l’edizione dell’anno in corso – obbligando sempre e comunque le famiglie a comprare libri nuovi anche quando c’è più di un bambino nella stessa famiglia. È davvero bizzarro sostenere che questo non sia un modo per applicare l’articolo 3 della Costituzione, cioè quello che prevede che la Repubblica rimuova gli ostacoli che si frappongono alla fruizione dei diritti fondamentali, e l’articolo 34 che prevede il diritto allo studio.

Si è persino arrivati ad attaccare l’articolo 7-bis, peraltro inserito dalla Camera e non facente parte del decreto-legge originario, che prevede interventi urgenti per mettere a norma, specialmente dal punto per di vista dell’antisismica, le scuole dello Stato. È davvero difficile sostenere che questo non sia un livello essenziale dell’assistenza e dei servizi che si devono prestare e che la Costituzione – all’articolo 117, comma 2, lettera m) – affida allo Stato.

È stato anche detto che si vogliono cancellare quarant’anni della nostra Storia. No, non si cancellano questi quarant’anni. In questi quarant’anni ci sono state certamente delle esperienze positive, ma ci sono anche state molte, troppe riforme, norme e provvedimenti fatti in nome dell’ideologia, provvedimenti o fenomeni che sono stati teorizzati e applicati. Vogliamo ricordare il 27 politico? Vogliamo ricordare gli esami collettivi? Vogliamo ricordare il principio sostenuto per il quale una piccola minoranza degli studenti – e, seppure fosse una maggioranza, non sarebbe abbastanza – ha il diritto di fare occupazione, autogestioni, picchetti e così via, impedendo a tutti gli altri – fossero pure una minoranza, ne avrebbero pure il diritto – di poter fare scuola e di fruire dei diritti che la Costituzione garantisce ai cittadini? Questo, purtroppo, lo abbiamo di nuovo sentito addirittura adesso in Aula.

Signora Ministro, dopo quarant’anni di ideologia, Lei e il Governo – con queste norme e altre che sono introdotte altrove – sta reintroducendo un principio sotteso a tutti gli articoli della Costituzione: il principio del buonsenso. Vada avanti in questo modo e avrà il sostegno nostro e dei cittadini.

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