Roma Pride 2023. Non è una semplice festa – Partecipare è condividere un programma

AUTODETERMINAZIONE DI GENERE, CARRIERA ALIAS FIN DAI 6 ANNI, UTERO IN AFFITTO, RISCONOSCIMENTO DELLE INFINITE CONFIGURAZIONI FAMILIARI (e dei “loro” bambini) INDIPENDENTEMENTE DAL NUMERO DI PARTECIPANTI E MOLTO ALTRO.

Il Roma Pride 2023 NON è semplicemente una festa, per quanto spesso sguaiata e talora blasfema. Ma ha un preciso documento politico ufficiale. Partecipare significa sostenere le istanze del documento anche se molti non se ne rendono conto. Il diritto di manifestare e di esprimere opinioni va difeso ovviamente anche in questo caso (benché non pochi entusiasti del Pride si dimentichino di questi fondamenti costituzionali quando le idee espresse non sono di loro gradimento), ma, per un verso, è segno di arroganza pretendere il patrocinio da parte di pubbliche istituzioni e, per un altro, occorre che chi c’è si assuma le proprie responsabilità, specie se è un esponente politico. Non si può fingere che si tratti solo di dire No alle aggressioni in base all’orientamento sessuale, cosa pienamente condivisa, poiché nessuno va aggredito, per nessun motivo che non sia la repressione di un crimine.

Ecco alcuni punti del documento politico del Roma Pride:

  • al momento c’è un “violento attacco alle nostre identità, alle nostre stesse esistenze”, cioè della “comunità LGBTQIAK+” (ultimo aggiornamento dell’acronimo; attenzione, chi dimentica una lettera è qualchecosofobo!);
  • è in corso una “concreta e spudorata ostilità, che investe non solo la comunità LGBTQIAK+ ma tutti gli strati più vulnerabili della società”;
  • l’attuale governo è “illiberale e reazionario”;
  • richiesta di aborto ben oltre i limiti della legge italiana (la famosa legge 194/1978) tanto da dichiarare “rabbia e apprensione per i terribili passi indietro compiuti negli Stati Uniti”, riferendosi alla sentenza della Corte Suprema, che – se copiata dalla nostra Corte Costituzionale – non cambierebbe di una virgola le attuali norme italiane;
  • richiesta di autoidentificazione del sesso di appartenenza, cosa che comporta la possibilità per uomini che semplicemente dichiarino di sentirsi donne di gareggiare nelle competizioni femminili, entrare negli spogliatoi e nei servizi femminili, farsi ospitare nelle case rifugio per donne che hanno subito violenza da uomini, scontare la pena in carceri femminili, avvalersi delle quote riservate alle donne alle elezioni e in altri settori, partecipare alle prove fisiche di concorsi pubblici con i parametri delle donne ecc.;
  • istituzione della “carriera alias” in “tutti gli istituti di istruzione”, per cui fin dai sei anni di età, si suppone senza il consenso dei genitori visto che viene richiesto il rispetto della privacy dei richiedenti; la “carriera alias” è peraltro una forte spinta al percorso di transizione, con la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà, seguiti da interventi chirurgici che includono amputazioni e “ricostruzioni” di scarsa efficacia e comunque irreversibili;
  • riconoscimento delle “infinite configurazioni familiari” indipendentemente da “uno specifico numero di partecipanti” compresi “i bambini e le bambine desiderati e allevati in tali realtà”; dunque non solo “figli di due papà” e “di due mamme”, ma anche di più partecipanti e aggregazioni varie;
  • “matrimonio egualitario”, riconoscimento dei figli alla nascita da parte di entrambi i “genitori” (dunque ignorando del tutto eventuali rivendicazioni da parte dei veri genitori), accesso alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita, anche per le coppie dello stesso sesso;
  • esplicito riconoscimento della gestazione per altri (utero in affitto);
  • rivendicazione della continuità con le manifestazioni precedenti quando “bambini arcobaleno” sfilavano accanto a dyke (lesbiche dall’aspetto mascolino) in pelle e motocicletta e a leather men con maschere antigas e fruste;
  • “femminismo inclusivo rispetto a ogni percorso di autodeterminazione di genere”, in base al quale cioè, le conquiste e le prerogative delle donne possono essere fatte proprie da qualunque uomo che si dichiari, anche temporaneamente, donna.
Roma Pride. In evidenza le bandiere del Circolo Mario Mieli, organizzatore dell’evento.

Chi partecipa al Roma Pride 2023 deve sapere di sostenere tutto questo, oltre a sapere che organizzatore dell’evento è il circolo intitolato a Mario Mieli, il cui presidente è portavoce del Pride stesso. Non si capisce perché il circolo voglia far riferimento proprio a Mieli, morto a 30 anni suicida, autore sostanzialmente di un solo libro Elementi di critica omosessuale, nel quale, in piena coerenza con il resto della corposa opera, si trovano passaggi come questo: «Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro.”

La pederastia “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”».

 

Mario Mieli stigmatizza il fatto che il padre «rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera “indifferenziatamente” e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederastia, rifiutano rapporti sessuali con il bambino».

 

«l'”amico del cuore” dell’infanzia e dell’adolescenza è in realtà “oggetto” di desiderio in senso lato e quindi (anche) sessuale».

 

Proprio non c’erano personaggi migliori cui ispirarsi? Questo va bene ai partecipanti?

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