RomaCapitale: “Che cosa c’è dietro il matrimonio FS-ANAS?”

L’ultimo tratto del percorso di fusione per incorporazione dell’ANAS in Ferrovie dello Stato è stata tutta una corsa a perdifiato. Bisognava chiudere completamente i giochi prima del definitivo ‘rompete le righe’. Poco importa che, nel frattempo, il Presidente della Repubblica avesse sciolto le Camere, lasciando al Governo in carica il solo disbrigo degli affari correnti. Quisquilie costituzionali di nessun conto!

L’insolita consecutio degli avvenimenti è tale, però, da destare più di un sospetto. Il giorno dopo il decreto Mattarella, infatti, l’assemblea degli azionisti di Ferrovie dello Stato si riunisce d’urgenza per deliberare l’aumento di capitale di 2,86 miliardi di euro mediante conferimento dell’intera partecipazione ANAS detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Passano 24 ore e lo stesso Ministero, con un colpo di mano, rinnova tutto il Consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato che sarebbe scaduto naturalmente ad aprile 2018, quando il nuovo Governo avrebbe rinnovato le cariche. […]

…lo stesso CIPE ha accertato che le risorse effettivamente disponibili per il piano di ammortamento del gigantesco contenzioso di circa 9 miliardi di euro, accumulato dall’ANAS nel corso degli anni con decine e decine di ditte e inizialmente stimato per difetto in 700 milioni, non supera in realtà i 204 milioni. Ci si domanda, perciò, come potrà la Corte dei Conti registrare un contratto che contiene un così evidente “baco”?

Il senatore di Forza Italia Lucio Malan ha presentato due esposti, alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, proprio su questo aspetto dell’inadeguatezza delle risorse per la copertura del contenzioso. Nell’esposto, Malan scrive pure che il “bilancio ANAS è in perdita sia per il 2015 sia per il 2016”, con la conseguenza che sarebbe stata impossibile la conferma degli amministratori.

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