“Sì” alle critiche dei singoli atti, “no” agli attacchi al Parlamento in quanto tale

Il Parlamento incarna la democrazia: abbiamo non la possibilità, ma il dovere di difenderlo

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti della dottoressa Sabrina Angelico per il reato di vilipendio delle Assemblee legislative (articolo 290 Codice Penale)

Signor Presidente,

ho già avuto occasione di parlare in Giunta dell’argomento al nostro esame. Abbiamo ascoltato i precedenti, accaduti nel passato. Sono del parere che, ordinariamente, sarebbe opportuno avere una certa “manica larga” nei confronti di Cittadini che, esprimendo le loro opinioni, possono farlo in modo magari anche pesante – conformemente, peraltro, a molte manifestazioni del pensiero di questo tipo. Qui, però, ci troviamo di fronte non a una rivendicazione generica, non a una generale e possibilmente garbata contrarietà alla cosiddetta classe politica, ma a un attacco alle Istituzioni in quanto tali. Il post è di una persona che riveste un ruolo delicato, lavora in uffici giudiziari, ha in mano delle carte che riguardano la vita, i diritti e la libertà delle persone. Nei tribunali, infatti, si parla di questo – ed ecco perché la Magistratura deve godere del prestigio e del rispetto che le è dovuto.

Questa persona, che tra l’altro è un impiegato pubblico e ha fatto un giuramento di fedeltà alle Istituzioni, attua questa offesa non perché è passata una certa legge che il singolo Cittadino ha tutto il diritto di non amare, né perché i parlamentari hanno fatto questo o hanno fatto quell’altro: si tratta di un’offesa al Parlamento in quanto tale. Il Parlamento – dovremmo ricordarcelo almeno quando ci siamo dentro – non è un orpello, perché in tutti i Paesi democratici, dove c’è democrazia e libertà, c’è il Parlamento: ci sono Paesi che hanno il Parlamento e non hanno democrazia e libertà, ma non esiste un Paese che abbia democrazia e libertà e che non abbia il Parlamento.

Allora, quando un impiegato dello Stato, per di più in un ufficio di particolare delicatezza, attua un comportamento di questo genere, noi abbiamo il dovere di chiedere questo. E non perché ne facciamo parte, ma perché il Parlamento incarna la democrazia e, per questo, dobbiamo cercare di farlo il meglio possibile. È qui che la democrazia si attua; altrimenti, resterebbe una parola – scritta su una prestigiosissima Carta ma, pur sempre, una parola. Non dobbiamo, quindi, perdonare perché siamo magnanimi. Quando la cosa è fatta in modo generalizzato nei confronti del Parlamento perché è il Parlamento, non perché le persone che ne fanno parte possono essere antipatiche a questo o a quello, noi abbiamo non la possibilità ma il dovere di difendere il Parlamento. Settanta o ottant’anni fa, in questo Paese sono morte delle persone – degli Italiani e anche degli stranieri – per salvare la democrazia e la libertà. Difendere questa democrazia a loro è costato parecchio; a noi, costa un voto.

Se si ritiene che sia possibile attaccare il Parlamento in quanto tale, non capisco perché ci sia, poi, chi vuole fare delle leggi particolari nei confronti di chi si richiama al fascismo. È più pericolosa una bottiglia con la faccia del Duce sull’etichetta o qualcuno che dice che il Parlamento va insultato perché è il Parlamento? Abbiamo il dovere di difendere la nostra Istituzione. Ricordo, tra l’altro, che questa persona non rischia più di un massimo di 5.000 euro di multa: direi che ci sono persone che subiscono pene molto più gravi per molto di meno. Ci costa poco. Costa poco persino alla persona interessata.

Ricordiamo che la democrazia è importante e non si può attaccare in quanto tale. C’è tutto il diritto di criticare i singoli atti, persino il Parlamento nel suo insieme, ma non perché è Parlamento – che è ciò che ha fatto questa Signora.

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