E questo dopo aver speso 110 milioni in 10 anni per l’uso di soli 14 congegni, costati dunque quasi 800mila euro all’anno ciascuno
Seconda interrogazione ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, formulata in prima istanza il 31 maggio 2012
Premesso che:
da anni è in atto uno sforzo generale nell’analizzare le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare allo sviluppo e alla crescita;
l’introduzione dei braccialetti elettronici è stato un strumento di controllo dei detenuti decisamente costoso: 110 milioni di euro in 10 anni per l’effettivo utilizzo, secondo organi di Stampa, di soli 14 congegni, costati dunque quasi 800.000 euro all’anno ciascuno; è evidente che l’impiego della normale sorveglianza da parte di agenti sarebbe stato enormemente meno costoso e avrebbe contribuito al controllo del territorio nelle aree di residenze dei detenuti;
lo stesso Guardasigilli nel mese di novembre 2011 si era espresso contro la prosecuzione della relativa convenzione;
si è in seguito appreso che, senza alcuna gara di appalto, è stato firmato un nuovo contratto valido fino al 2018 di ulteriori 63 milioni di euro per il proseguimento dell’uso di questo strumento, rivelatosi economicamente disastroso;
già nella XVI Legislatura l’interrogante ha presentato un atto di sindacato ispettivo (3-02890) sull’argomento, rimasto senza risposta,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di come si possa giustificare l’impegno di una tale somma di denaro pubblico senza gara d’appalto;
quali elementi abbiano indotto il Ministro dell’interno a ritenere conveniente la spesa di 63 milioni di euro per l’acquisto di congegni che sono rimasti finora pressoché inutilizzati;
se non ritengano che tale somma non potrebbe essere utilizzata più convenientemente per l’assunzione di agenti di Polizia, che darebbero anche un contributo al controllo del territorio.