Un senatore che denuncia il malaffare di milioni di euro a danno dei Cittadini e dello Stato rischia di pagare pesantemente il suo coraggio

Intervento in Aula in dichiarazione di voto sul procedimento civile nei confronti del senatore Gabriele Albertini proposto dalla Giunta per le Elezioni

Signor Presidente,

in questi giorni è di grande attualità (certamente lo è sempre) il problema del malaffare nella politica, della corruzione, della commistione fra interessi illegittimi e lo Stato sia attraverso i suoi funzionari, sia attraverso i suoi rappresentanti eletti.

Qualche anno fa, un sindaco di Milano si è opposto al malaffare; si è opposto a manovre che, secondo perizie di tribunale, hanno causato un danno erariale molto superiore ai 100 milioni di euro, e lo ha fatto con tutti i mezzi che aveva a sua disposizioni prima da sindaco, poi da parlamentare europeo e, da ultimo, da senatore.

Questo ex sindaco di Milano è il senatore Gabriele Albertini.

Se si pensa che votando di fatto contro il senatore Albertini – mettendolo nelle mani, per così dire, del braccio secolare in un’ottica di severità populista – si sta facendo Giustizia, vorrei dire che si sta facendo esattamente il contrario. Perché Albertini si è schierato, ha messo la sua faccia, ha rischiato e vediamo che sta rischiando di suo per evitare il malaffare, per evitare che una pubblica amministrazione ricevesse un danno erariale di centinaia di milioni. Si è opposto con tutti i mezzi a sua disposizione – come dicevo – e si è opposto anche con quattro interrogazioni (uno degli strumenti tipici dell’attività di un parlamentare) presentate in qualità di senatore.

Pertanto, se noi votiamo riconoscendo l’incompetenza del Senato, come la maggioranza della Giunta delle Elezioni propone di fare, diciamo che un senatore deve stare bene attento nel redigere le interrogazioni parlamentari con cui denuncia il malaffare, con cui denuncia il danno arrecato allo Stato; e, se già lo aveva fatto in precedenza in altra veste, rischia comunque di pagare pesantemente le conseguenze del suo coraggio, del suo senso del dovere nel difendere l’interesse dei contribuenti e, dunque, dello Stato.

Per quanto concerne ancora più specificamente la competenza riguardante il Parlamento europeo, va detto che l’ex articolo 10, lettera a), del Protocollo sui privilegi – brutta parola che andrebbe tradotta meglio, data l’evoluzione che ha avuto la nostra lingua – e le immunità delle Comunità europee prevede che restino salve le guarentigie che il Parlamento ha per la legge nazionale. Nel nostro caso, l’articolo 68 della Costituzione vale anche per i parlamentari europei. Non è perché uno è eletto al Parlamento di Bruxelles e Strasburgo che perde tali diritti; tra l’altro, più che di diritti suoi, si tratta del diritto dei Cittadini ad avere dei parlamentari che possano difendere realmente i loro interessi senza temere chiunque possa agire contro di loro.

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 35523 del 25 settembre 2007 (quindi neanche recente), ha stabilito che, a tutelare l’attività del parlamentare europeo, non è solo quanto previsto dall’ex articolo 10, lettera a), del Protocollo sui privilegi del parlamentare europeo ma anche l’articolo 68 della Costituzione.

Pertanto, il senatore Albertini, per le sue attività (a mio modesto parere meritorie e sulle quali sarebbe molto, ma molto interessante entrare nel merito, anche perché si legano a fatti molto attuali – ma dobbiamo attenerci all’argomento di cui ci stiamo occupando), ha diritto due volte a una deliberazione del Senato che dica che sta agendo in quanto senatore e che si tratta di denunce e di argomenti sui quali ci sono suoi precisi, specifici e molto dettagliati atti compiuti da senatore: non soltanto perché adesso Gabriele Albertini è senatore, ma perché già da parlamentare europeo aveva diritto alle tutele di cui all’articolo 68.

Pertanto, il fatto che il Parlamento europeo abbia dichiarato di non riconoscere l’insindacabilità, con una decisione che peraltro potrebbe anche essere modificata, non vuol dire che non si debba individuare un Organo che la decida. Quest’Organo è palesemente il Senato, e possiamo farlo per analogia rispetto a quanto previsto, ad esempio, per gli ex Ministri per determinate procedure, perché Albertini è un senatore (se oggi fosse deputato, spetterebbe alla Camera), se anche non avesse fatto interrogazioni in quanto senatore. Ma io preferisco attenermi a quanto lui ha denunciato con le sue interrogazioni.

Per tali ragioni, Forza Italia voterà contro la proposta della Giunta, in quanto riteniamo che ci sia una competenza del Senato. Più nello specifico, più nel merito, crediamo che si stia parlando di un parlamentare che ritiene di difendere gli interessi del proprio Paese. In questo caso, si tratta di interessi certificati da perizie di tribunale, ossia interessi del nostro Paese a che manovre poco chiare compiute da certi amministratori locali con certi imprenditori non deprivino il Paese di centinaia di milioni di euro. Ebbene, riteniamo che chi si impegna su queste cose da senatore abbia diritto a non essere perseguito, in quanto si tratta di attività, a mio parere meritoria, ma comunque di svolgimento di atti inerenti alla sua funzione parlamentare.

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