Un’intervento miliardario perché tardivo, a spese dei Contribuenti, che aiuta certe banche (e loro clienti) molto più di altre

Nulla sui grossi debitori aiutati a spese dei Cittadini, nulla sulla rendicontazione da parte del Governo. Dopo una riforma costituzionale per risparmiare 50 milioni, si parla di 20 miliardi come se fossero noccioline

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sul decreto-legge per la tutela del risparmio (“decreto banche”)

Signor Presidente, Signori rappresentanti del Governo, Colleghi,

senza nulla togliere all’autorevolissima presenza di Ministri, Vice ministri e Sottosegretari, mi sarei aspettato oggi la presenza di Pier Carlo Padoan, anzitutto – ma non solo – perché su questo decreto-legge c’è la sua firma. (Colgo, peraltro, l’occasione per dire che l’altra firma è del Presidente del Consiglio Gentiloni, al quale vanno gli auguri di pronta guarigione miei e del Gruppo Forza Italia.) Ripeto: non solo per la firma che ha apposto il Ministro dell’Economia a questo decreto, ma per quanto ha dichiarato nel corso degli scorsi mesi e anni sulla situazione del Monte dei Paschi: dichiarazioni ampiamente rassicuranti e trionfalistiche, che sono state peraltro riassunte – durante una trasmissione dell’8 gennaio scorso – in alcuni minuti di servizio che sono apparsi come un florilegio delle sue dichiarazioni del tutto rassicuranti sulla situazione del Monte dei Paschi. Per tacere di quanto l’ex Presidente del Consiglio Renzi ha detto più volte, in particolare un anno fa, il 22 gennaio 2016: il Monte dei Paschi è risanato, ora investire è un affare. Forse avrebbe dovuto far seguire queste dichiarazioni dalla consueta formuletta: la presente non costituisce sollecitazione al risparmio o all’investimento su questi titoli. Infatti, un bancario che facesse un’affermazione di questo genere, senza precisare quanto ho sopra specificato, rischierebbe sanzioni penali. Invece, abbiamo un ex Presidente del Consiglio che ha detto di investire in questa banca, e chi ha investito si è ritrovato il capitale ridotto più o meno del 90 per cento.

Pertanto, quanto dico non è solo strumentale a parlare di fatti passati – le cui conseguenze, in realtà, sono pienamente presenti in questo decreto – ma per sottolineare il primo difetto di questo decreto: e, cioè, che giunge tardivo. Se fosse giunto per tempo invece di essere preceduto da rassicurazioni false e pericolosamente fuorvianti, anziché 20 miliardi sarebbe stata necessaria una somma molto inferiore. Un articolo di Marcello Esposito su «La Repubblica», non proprio un giornale antigovernativo, ricordava qualche giorno fa che, negli ultimi sei mesi, il Monte dei Paschi ha perso 14 miliardi di depositi – una parte dei quali ora devono essere messi dallo Stato, cioè dal contribuente, con questo decreto. È molto grave che sia stato fatto passare tutto questo tempo.

Un altro aspetto di strategia riguardante le banche, delle quali pure il Governo si è abbondantemente occupato, concerne l’intervento assai discutibile che ha ritenuto prioritario fare sulle banche popolari anziché intervenire là dove c’era il problema. È l’aspetto per il quale, in generale, si sono rese più rigide le norme sulle banche, mettendole in ulteriore difficoltà, perché molti depositanti sono fuggiti – e non solo dal Monte dei Paschi – con il risultato che la crisi si è ulteriormente aggravata. Questo è stato veramente uno sbaglio strategico e di terapia.

Inoltre, l’accoglimento eccessivamente affrettato e non sufficientemente spiegato del famoso meccanismo del bail in ha fatto sì che molti, specialmente dalle banche che avevano il sentore di qualche difficoltà, siano fuggiti. Il risultato è che le banche che già erano in difficoltà sono finite in grave difficoltà e ora tocca al contribuente ripararle: davvero un errore gravissimo, che dimostra l’insufficienza fondamentale della politica bancaria del Governo precedente e, per quanto di competenza, del Governo presente. Ecco perché avrebbe dovuto essere presente il Ministro dell’Economia, che invece forse sta facendo qualche altra dichiarazione per indurre in errore altri risparmiatori.

Vi è un altro problema in questo decreto. Tutti ora diranno come dovrebbe essere modificato; ricordo però che questo decreto, senza il voto che il Gruppo di Forza Italia ha dato – non certo da solo ma assieme ai Gruppi di maggioranza, un voto che ci siamo presi la responsabilità di accordare e che consente uno scostamento dal pareggio di bilancio – oggi non potremmo parlare di alcun decreto: né di un decreto bello, né di un decreto brutto o di un decreto che piaccia all’uno o all’altro. Perché, senza quel voto, questo decreto non si potrebbe fare. I risparmiatori sarebbero comunque gravemente danneggiati nei loro risparmi e la crisi potrebbe estendersi, con effetto domino, ad altre banche e ad altre realtà del nostro Paese. Pertanto, questo va ricordato. L’atteggiamento di responsabilità del Gruppo Forza Italia ha contribuito a far sì che oggi si possa parlare di un decreto. Farlo meglio o peggio sarà poi compito, in parte, del Governo che, purtroppo, non ha ritenuto di consultare coloro che si sono coinvolti in questa presa di responsabilità e, in parte, nel lavoro che faremo in queste settimane. Ricordo però che, trattandosi di decreto-legge, nel frattempo esso è in vigore. Pertanto, se ci sono degli errori, essi si riflettono fin da ora nella realtà e sarà difficile correggerli.

Un altro problema di questo decreto è la disparità rispetto alle altre banche che si sono trovate in difficoltà; una disparità molto grave, denunciata, per esempio, dal sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, il quale ha sottolineato come il precedente decreto sulle banche abbia creato gravi difficoltà (in particolare, egli si riferiva alla realtà della sua Città). Poi, però, oggi ci si trova a erogare somme molto più alte per salvare il Monte dei Paschi.

Noi sappiamo dai dati che, nel caso delle quattro banche salvate precedentemente, i risparmiatori sono stati ristorati, per ora, soltanto per il 10 per cento delle somme che avevano impegnate. E qui parliamo di somme percentuali molto più alte. Intanto, è una ingiustizia in sé. In secondo luogo, la situazione può dare luogo a dei ricorsi per evidente vizio di costituzionalità a fronte dell’articolo 3 che prevede l’eguaglianza tra i cittadini e, pertanto, espone anche lo Stato al rischio di dover tirare fuori altri soldi per situazioni che in questo decreto non sono contemplate dal momento che qui non parliamo delle solite cifre che riempiono i giornali, soprattutto quando si parla degli organi costituzionali. Si voleva fare una riforma radicale della Costituzione per risparmiare 50 milioni e poi qui si parla di 20 miliardi come se fossero noccioline. E questi 20 miliardi rischiano di aumentare con questa disparità di trattamento. Pertanto, questo è un difetto davvero notevole di questo provvedimento, che bisognerà sicuramente prendere in esame.

Altro problema fondamentale di questo decreto è che in esso non vi è traccia di misure che impongano al Governo di rendere conto di come questa somma verrà impiegata. Si parla di 20 miliardi che escono subito dal bilancio dello Stato, con una formula curiosa. Mentre ordinariamente, quando c’è un fondo di garanzia, l’uscita per il bilancio dello Stato avviene quando questa garanzia deve davvero intervenire, qui, invece, i 20 miliardi escono subito e quindi aumenta il debito pubblico, con tutte le conseguenze anche sulla strategia finanziaria del nostro debito. E poi il Governo li utilizzerà. Noi sappiamo che la cifra del Monte dei Paschi sarà fra i sei (speriamo) e gli otto (temiamo) miliardi, ma gli altri? È assolutamente necessario che venga introdotto un meccanismo in questo decreto, con degli emendamenti, perché deve esserci da parte del Governo il dovere, con garanzie precise, di riferire su come vengono utilizzate queste somme. La maggior parte di queste norme sono deroghe: non a norme secondarie, ma a questa norma del Codice Civile e ad aspetti fondamentali delle nostre leggi sul settore. E queste deroghe vengono in gran parte lasciate alla discrezionalità di scelte che dipendono dal Governo e vengono compiute direttamente dal Governo. La situazione di emergenza impone almeno in parte queste scelte, ma è fondamentale che il Governo ne riferisca e ne spieghi i criteri.

Altro aspetto che vogliamo sottolineare è che è necessario introdurre (e riteniamo questa la sede più opportuna) norme che impongano di rilevare i nomi e le identità di società o di privati che siano grossi debitori insolventi delle banche che, poi, vengono aiutate a spese del cittadino. I dipendenti dello Stato, gli eletti dal Popolo devono rendere conto dettagliatamente di quanto prendono. Lì parliamo di decine di migliaia di euro. Poiché qui parliamo di miliardi, sarà bene essere almeno altrettanto rigorosi. Ma, allo stesso tempo, non possiamo dimenticare che, se ci sono stati dei prestiti la cui restituzione è in sofferenza, vi è anche qualcuno che questi prestiti li ha concessi e che è più colpevole perché più responsabile ancora. E di questo sarebbe bene avere contezza.

Non è possibile, ad esempio, che in questo decreto si stabilisca che si diano per truffati tutti coloro che hanno comprato delle obbligazioni subordinate – e questo è anche opinabile – senza che però ci sia il truffatore. Se lo Stato deve intervenire a rifondere coloro che hanno comprato dei titoli che, seguendo il Codice Civile, oggi hanno perso moltissimo del loro valore, si assume che questo titolo era una truffa; se, però, c’è il truffato e se si prevede che lo Stato debba rifondere il truffato, ci deve essere il truffatore.

Su questo punto bisogna fare chiarezza e, per questo, esprimeremo un voto di astensione – come nelle votazioni preliminari che ci sono state per l’istituzione di una Commissione di inchiesta sulle banche in crisi – dichiarando la nostra buona volontà nei confronti dello sforzo che viene compiuto per salvare i risparmiatori ma esprimendo, al contempo, tutte le nostre perplessità sulle carenze di questo decreto, la prima delle quali è la sua tardività che lo ha reso notevolmente più costoso.

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