VENTOTENE. MALAN (FI): RENZI CONOSCE MANIFESTO? PENSA CHE DEMOCRAZIA SIA PESO MORTO?

“Il Manifesto di Ventotene preconizzava sì l’Europa unita politicamente, ma per essa prevedeva – cito testualmente – la ‘dittatura del Partito rivoluzionario (europeo)’ attorno il quale ‘si forma il nuovo Stato e attorno ad esso la nuova democrazia’ che, però, era prevista solo in un secondo tempo, una volta trascorso il periodo – non si sa di quanti decenni – in cui il ‘Partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera’. È questa l’Europa che vuole Renzi e che ha proposto a François Hollande e Angela Merkel?

I tre brillanti intellettuali di sinistra che scrissero il Manifesto vedevano la democrazia come debole e incapace di risolvere i problemi nei momenti difficili: ‘Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni (come quelle europee) non debbono già essere amministrate ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria’.

Se per Matteo Renzi la democrazia è un peso morto, si capisce perché sostiene la sua rovinosa riforma costituzionale; se non lo è, non si capisce perché il pellegrinaggio a Ventotene. Se, infine, conosce il Manifesto solo per sentito dire, si scusi con gli Italiani e con i leader che ha incontrato”.

Qui si può consultare il testo del Manifesto. E’ interessante fare una ricerca sul testo scrivendo “democra”. Il sostantivo “democrazia” e l’aggettivo “democratici” indicano realtà deboli e inefficienti. La democrazia deve arrivare ma “dopo”, sul modello della dittatura del proletariato marxista: “Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia.” L’opposizione al marxismo, nel Manifesto, è motivata da questioni pratiche, cioè che la lotta di classe toglie forza all’azione rivoluzionaria: “Questo atteggiamento rende i comunisti, nelle
crisi rivoluzionarie, più efficienti dei democratici; ma, tenendo essi distinte quanto più possono le classi operaie dalle altre forze rivoluzionarie — col predicare che la loro «vera» rivoluzione è ancora da venire — costituiscono, nei momenti decisivi, un elemento settario che indebolisce il tutto”.

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