Votare a favore della richiesta di custodia cautelare in carcere del senatore Caridi significa affermare che il Governo Renzi si regge per decisione della ‘Ndrangheta

Se coloro ai quali i cittadini affidano le chiavi del loro Paese hanno un livello di vigliaccheria tale che, per timore di qualche titolo sui giornali, mandano in carcere una persona contro la quale, in 14 anni, non è stata trovata alcuna prova, allora siamo veramente di fronte a una malattia grave delle istituzioni e della società

Intervento in Aula nella discussione sull’autorizzazione della custodia cautelare in carcere del senatore Caridi

Signor Presidente, dopo l’intervento del senatore Caridi dovrebbe essere perfino superfluo un intervento ulteriore, anche perché quanto egli ha detto è quanto contenuto nelle carte. Non sono sue posizioni personali o opinabili affermazioni: è quello che c’è scritto nelle carte. Abbiamo, cioè, una clamorosa contraddizione nei documenti stessi, i cui titoli dicono delle cose mentre i fatti ne dicono ben’altre. Ad esempio, il senatore Caridi, nella sua carriera politica, avrebbe sempre goduto dell’appoggio della ‘Ndrangheta alle elezioni; tuttavia, intanto le prime due volte che si è candidato al consiglio regionale, partendo da una posizione di una certa forza (quella di consigliere comunale del Comune capoluogo della Provincia), non è stato eletto e l’analisi territoriale dice che proprio nei Comuni dove c’è la ‘Ndrangheta – secondo gli inquirenti e secondo le analisi di coloro che studiano questo fenomeno – doveva essere più forte. Non soltanto questo, perché, se anche avesse avuto solo due voti e li avesse avuti per rapporti, per un voto di scambio politico-mafioso, sarebbe comunque un reato e sarebbe perseguibile. Il problema è che si dice che ha costantemente esercitato la sua azione politica sostenuto dalla ‘Ndrangheta, con i voti della ‘Ndrangheta (anche quando, in qualche caso, la ‘Ndrangheta non ce l’ha fatta, a quanto pare, e in compenso ce l’ha fatta a farne degli altri), ma non lo si incrimina per voto di scambio politico-mafioso. Avrebbe fruito costantemente dell’appoggio e dei voti della ‘Ndrangheta e, in cambio, avrebbe fatto dei favori, però non lo si incrimina per quel reato ma si dice che faceva parte della ‘Ndrangheta.

Allo stesso modo, la sua colpa sarebbe – altra prova che prova non è – che avrebbe fatto assumere un certo numero di persone, tra l’altro limitatissimo, nel giro di vent’anni, sempre nell’ambito di questa sua collaborazione con la ‘Ndrangheta. Queste persone vengono indicate nell’ordinanza come affiliati di rilievo di una certa cosca, ma sono tutte persone incensurate: la Giustizia non aveva idea che queste persone potessero essere, in qualche modo, legate al crimine. Al senatore Caridi – che all’epoca, peraltro, non era senatore – viene addebitato il fatto che avrebbe, non da solo, ma (e qui c’è scritto in maniera chiara) insieme ad altri, contribuito a far sì che fossero assunte queste persone. Ma non gli viene addebitato di aver compiuto alcuna irregolarità o di aver violato alcuna norma affinché queste persone fossero assunte e addirittura queste persone sono incensurate.

Come avviene a volte per certi prodotti (ora non si può più fare perché sono state introdotte norme severe contro coloro che li vendono), che hanno un nome o che sull’etichetta danno l’idea di contenere una certa cosa e poi ne hanno un’altra, il contenuto non corrisponde. Nei titoli delle accuse si promette chissà cosa, ma non solo non ci sono le prove: non c’è neppure il reato corrispondente. Si nomina un reato gravissimo ma in sé generico e, se non dimostrato da nulla, la gravità del reato ricade su chi formula l’accusa. Infatti un’accusa infondata, specialmente di un reato grave, ricade su chi la formula, non certo su chi la subisce.

Anche nella relazione del presidente Stefano, quella vera, quella delle dieci pagine di cui ci ha parlato, si è sempre stabilito che occorre valutare in questa sede non solo la gravità delle accuse ma anche la loro fondatezza. Non si pretende, in questo caso, di avere la prova inoppugnabile della colpevolezza, perché è un provvedimento cautelare: non c’è ancora il processo e soltanto nel processo si può formare la prova inoppugnabile; ma, almeno, si chiede di avere qualche forte indizio. Qui non c’è nulla. Non c’è nulla.

Uno dei principali elementi è una telefonata con la frase sulla cambiale da onorare ma, ascoltato l’insieme della telefonata, si capisce che non vi era neanche scherzosamente l’intenzione di alludere a una qualche forma di impegno verso la criminalità. Si trattava di un impegno politico preso tra i diversi soggetti che partecipavano alla designazione di un candidato, che viene scherzosamente paragonato a una cambiale; ma lo scherzo sta nel fatto di paragonare l’impegno politico a una cambiale – entrambe cose che non sono reato – e non certo nel suggerire un aspetto criminale in questo impegno. Eppure questo è uno dei punti principali dell’accusa; questa è la cosa inquietante.

Poi ci sono anche altri elementi che dovrebbero portare a una riflessione i colleghi che adesso stanno andando a mangiare e che poi, con la pancia piena, voteranno secondo le indicazioni del Capogruppo e, dunque, senza aver ascoltato i fatti e senza aver ascoltato le riflessioni di coloro che hanno potuto vedere le carte; ma, tanto, se si vota come decide il Capogruppo, non c’è bisogno di leggere le carte e non c’è bisogno di sapere. Forse qualcuno pensa che tanto la responsabilità non è di chi esegue l’ordine ma solo di chi lo dà. Do una brutta notizia ai colleghi che pensano di agire così: la responsabilità penale e, soprattutto, la responsabilità umana è di chi compie l’atto. Chi dà l’ordine ha le sue responsabilità ma anche chi lo compie ha le sue.

Allora, dopo quello che ha detto il senatore Caridi e dopo che i pochi che ascolteranno gli interventi che seguono avranno assunto anche altri elementi, io credo che coloro che hanno ascoltato queste cose, di fronte all’assenza di reazioni o di repliche in qualche modo convincenti o conferenti da parte di chi invece sostiene la posizione dell’arresto… Qui abbiamo ascoltato una sola voce: abbiamo ascoltato il senatore Caridi. Se ci fossero nelle repliche delle controdeduzioni convincenti, scoprendo nelle parole del senatore Caridi e di chi, come me, parlerà contro la decisione dell’arresto, allora è chiaro: le parole del senatore Caridi credo che a chiunque le abbia ascoltate siano apparse estremamente convincenti. Ma, se altre parole sono più convincenti, se si riscontrano, in quanto ha detto il senatore Caridi, delle prospettazioni non vere, allora le cose cambiano. Ma io vi preannuncio che non le sentiremo. Sulle pregiudiziali non abbiamo sentito alcun tipo di replica, sul fatto che non c’è informazione e sul fatto che non ci sono prove non c’è stato nessun tipo di replica. C’è la richiesta e si vota. Punto e basta. Perché molti pensano e, comunque, annunciano di votare per l’arresto se, in coscienza, hanno capito che l’arresto è ingiusto; se ogni evidenza mostra che, quanto meno, non c’è la minima prova concreta nei confronti dei senatore Caridi?

Ma c’è di più; noi abbiamo qualcosa di più. Se chiunque di noi che è qui in quest’Aula o ci ascolta fosse accusato oggi, se ci si ponesse il problema se oggi ciascuno di noi e ciascuno di quelli che ci ascoltano è un affiliato a qualche organizzazione criminale, sarebbe ovviamente difficile stabilire il “sì” ma sarebbe anche difficile escluderlo. Come facciamo? Io incontro una persona per la prima volta e mi chiedo: chissà se questo è un criminale o no?

Ma il senatore Caridi ha i suoi incontri monitorati e le sue conversazioni intercettate da quattordici, forse sedici, forse vent’anni (di sicuro da quattordici). Allora, se in questi quattordici anni non è stato trovato nulla, non è solo che ci mancano le prove o, almeno, degli indizi che ci dicano che il senatore Caridi è probabilmente, anche soltanto probabilmente, persona affiliata a cosche ed è pericoloso nei suoi atti e così via, ma abbiamo davvero quasi la prova impossibile. Cioè, se in quattordici o quindici anni (in realtà sono ancora di più) in cui ascolti una persona non riesci a trovare neanche l’ombra di un reato – tanto che ti devi attaccare al fatto che quattordici anni fa un’altra persona (non lui) parla di cambiale da onorare, come se pronunciare l’espressione “cambiale da onorare” indichi l’appartenenza alla mafia – abbiamo la chiara prova che qui c’è il nulla assoluto. E anche chi si pone nel modo più neutrale, o addirittura prevenuto nei confronti del senatore Caridi, deve constatare che, se in quattordici anni di controllo assoluto sui suoi atti, guardando anche le sfumature e le battute fatte da altri su altre cose, non si trova nient’altro che questo nulla, beh, allora qui la prova ce l’abbiamo.

Torno alla domanda che facevo prima, cioè: perché qualcuno pensa di votare a favore. Infatti, qualcuno lo pensa e lo dice, lo annuncia. La ragione è molto semplice: si teme di passare per quelli che difendono i criminali perché il senatore Caridi è accusato di essere parte della ‘Ndrangheta e, dunque, non sporchiamoci le mani a esercitare la Giustizia, altrimenti sembra che lo aiutiamo! In altre parole, rifiutiamo la Giustizia perché abbiamo paura di un titolo di giornale. E se anche i magistrati facessero così e facessero così a proposito di ciascuno di voi che siete qui e di ciascuno di coloro che ci ascoltano? Cosa accadrebbe se vi accusassero innocentemente, magari di gravi reati, e i magistrati avessero paura di dire che non c’è un accidente di prova e di conseguenza non assolvessero? Se i magistrati si comportassero così, ognuno di noi qui presenti in Aula e ognuno di coloro che ci ascoltano (e anche di coloro che non ci ascoltano) potrebbe venire condannato alle più pesanti pene per il nulla assoluto.

Si dice spesso che la Politica deve dare il buon esempio. Una delle funzioni principali per cui sorgono storicamente gli Stati, o poteri in qualche modo politici, è l’amministrazione della Giustizia; e, se un organo che rappresenta il popolo italiano, preferisce evitare di sporcarsi le mani (e di questo c’è un esempio abbastanza celebre), a fare giustizia, ciò vuol dire che le sue mani si lordano di sangue e dunque tale organo fa esattamente l’opposto di ciò che dovrebbe fare. Se coloro ai quali i cittadini affidano – con molto scetticismo, lo sappiamo bene, a causa dell’attuale onda di antiparlamentarismo e antipolitica – le chiavi del loro Paese hanno un livello di vigliaccheria tale che, per timore di qualche titolo, mandano in carcere una persona contro la quale non solo non c’è una prova ma c’è la prova che nei 15 anni in cui è stato sotto osservazione non è stata trovata alcuna prova, allora siamo veramente di fronte ad una malattia grave, una malattia grave delle istituzioni e della società. Ciascuno di coloro che voteranno deve sapere che sta votando lui, sta votando lei, non sta votando il capogruppo e non sta votando il direttore del giornale che già prepara il titolino “Salvato il mafioso”. Certo, un politico che querela un giornale, specialmente se non è di sinistra, ha già perso in partenza e spesso anche un politico di sinistra, qualunque titolo gli faccia, anche questo dovrebbe essere patrimonio comune. Se di fronte a questo si rinuncia a esercitare la Giustizia per evitare un titolino di giornale direi che siamo arrivati ad un grave livello di miseria. Ma non è colpa della cattiva società, della Stampa, del capogruppo o del leader del Partito: sarà colpa, anzi, lo dico in positivo, responsabilità di ciascuno di noi.

Un famoso pensatore dice che la cosa indispensabile perché i malvagi prevalgano è che le persone per bene non facciano nulla. Io confido che in quest’Aula ci siano in gran parte persone per bene che, però, hanno l’intenzione di non fare nulla. Oggi non è il momento di non fare nulla. Oggi si prende una decisione di coscienza che non riguarda la persona del senatore Caridi ma riguarda le garanzie dell’organo eletto dai cittadini di poter lavorare senza la possibilità che si venga in qualche modo perseguiti penalmente per il ruolo rivestito.

Ricordo una cosa, molto sommessamente: io ribadisco che non credo, perché non ce ne sono le prove, al quadro accusatorio che viene fatto, ma nelle carte c’è scritto che il senatore Caridi opera, cito testualmente: «in modo stabile, continuativo e consapevole a favore del predetto sistema criminale di tipo mafioso», che sarebbe la ‘Ndrangheta, sistema che egli agevola mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico, nei vari ruoli pubblici che ha avuto in consiglio comunale, consiglio regionale e anche in Senato. Secondo queste carte, il senatore Caridi agisce in Senato come ha agito in Consiglio regionale e comunale, sulla base delle indicazioni e delle convenienze dell’organizzazione criminale di cui farebbe parte. Può anche succedere che su votazioni di dettaglio questo non sia vero. Ricordo che il 14 ottobre del 2014 il voto del senatore Caridi fu determinante perché in quella occasione passò un documento importantissimo e indispensabile all’azione politica del Governo Renzi. C’era scritto nel dispositivo stesso, che venne approvato con 161 voti quando il minimo era 161. Con 160 sarebbe stato bocciato. Lo strumento fu presentato dal presidente del Gruppo del Partito Democratico Zanda e da altri, e consentiva al Governo di discostarsi dagli obiettivi di pareggio di bilancio imposti sia dai vincoli europei che dall’articolo 81 della Costituzione. Il documento diceva che, in mancanza dell’approvazione di questo scostamento, sarebbe stata necessaria una manovra tra i 14 e 35 miliardi di euro, che voleva dire aumento delle tasse e tagli pesanti a tutte le spese in aggiunta agli altri. Era indispensabile. Tutti concordavano che, se non fosse passato quel documento, il Governo Renzi avrebbe dovuto dimettersi. Se è vero che il senatore Caridi vota e agisce politicamente in base agli ordini della ‘Ndrangheta, vuol dire che questa aveva deciso che il Governo Renzi rimanesse. Se avesse deciso diversamente, avrebbe deciso di far cadere il Governo Renzi. Non credo a questa prospettazione e a questa accusa, ma ci credono i giudici. Chi vota a favore di questa richiesta di arresto dice che il Governo Renzi regge per decisione della ‘Ndrangheta. Io non ci credo perché credo che regga per ragioni politiche che non condivido e avverso profondamente. Non credo assolutamente che una cosa simile sia ravvisabile nel voto del senatore Caridi e dei tanti altri stimati colleghi che hanno contribuito a raggiungere la soglia dei 161. Questo è quello che dice l’accusa e ciò che il Senato dirà se voterà a favore dell’arresto.

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